Ci siamo stupiti quando delle persone che non conoscevamo ci hanno offerto i loro panini durante una passeggiata in un bosco.
Ricordo le mani, intente a coprire bocche senza denti, quando sorridevano.
Anche il vino fatto da loro ci hanno regalato, se ne avessero avuto dell'altro ci avrebbero dato anche quello.
Avrei voluto ricambiare, non sono abituato a prendere senza a mia volta dare, ma non avevo nulla con me, se non la mia riconoscenza, il mio stupore e questa storia che immaginavo di raccontare. Mentre ce ne andavamo, ci siamo detti che sarebbe bello rincontrali fra un anno, come vecchi amici che si ritrovano per caso.
Sapevamo il nome del posto, ma ugualmente siamo partiti senza conoscere dove stessimo andando, perché il nome la prima volta non dice nulla, mentre soltanto successivamente è capace di raccontare.
Adesso che conosciamo anche il luogo, quando lo facciamo, finalmente sappiamo di che stiamo parlando: soltanto di un frammento, di una parte della nostra vita nella quale possiamo dire di essere stati felici.
Non c'è altro da aggiungere, se non che la felicità è tutta in un abbraccio, e che l'abbraccio è un semplice incontro, e che l'incontro non è altro che un caso.
E che tutto questo ha il nome di estate, la stagione che arriva e che conosciamo soltanto quando è già trascorsa, quando calpestiamo foglie già bruciate dal sole e i giorni finiscono ormai troppo presto.
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