Furono anni e anni, di tempo perso, e di giorni e di ore ormai andate. Per questa ragione, al termine di un periodo tanto lungo, decisi di regalarmi un orologio.
Quello che porto al polso lo scelsi con la carica manuale e la marca la decisi per fare un omaggio a Philip Roth, che ne parlò bene, e poi non costava tanto. Avevo deciso che il gesto di caricarlo avrebbe avuto lo scopo di ricordarmi ogni mattina che non avrei dovuto più sprecare il mio tempo. Il tempo con cui caricavo il mio orologio, mi sarebbe stato restituito, giro dopo giro delle lancette, avvitamento dopo avvitamento della corona, sotto forma di promemoria... o perfino di monito. Con quel gesto di caricarlo, cercavo, nei limiti del possibile, di diventare padrone del mio tempo, di decidere io stesso dove voler essere in ogni determinato momento della mia vita.
Quest'anno per il mio compleanno, molti anni dopo essere nato, molto tempo dopo altrettante vite, c'è poco di nuovo da potersi regalare, si finisce per ripetersi, non solo perché la fantasia è terminata, ma proprio perché non si ha più troppa scelta. I regali da prendere sono quelli sullo scaffale e non sono infiniti.
Quest'anno per il mio compleanno mi regalo ancora una volta il mio vecchio orologio, che non è che una maniera come un'altra per ricordare a se stessi di vivere in modo autentico quest'unica vita che ci è data. Ciascuno ha il suo modo per farlo e il mio è in questo gesto appena descritto e che compio al mattino, che non dovrebbe mai essere automatico e trasformarsi in un rituale, ma essere sempre una scelta consapevole, non un gesto da fare a occhi chiusi o, peggio, spenti. Una persona a cui tengo una volta mi chiese che ci facessi con un orologio. Ecco, ora le ho risposto. E mi sembra un bel motivo per indossarne uno.
Con questo dono riciclato, mi regalo ancora una volta la verità, l'impegno a vivere lontano dall'ipocrisia, a sputare in faccia a chiunque ciò che penso e quello in cui credo, a dire pane al pane. A dare e a pretendere un amore vero, che non sia scandito dalle lancette di un orologio, che peraltro non è neanche troppo preciso, che, ogni sette giorni, perde un minuto di tempo e che, quando una volta al mese lo regolo nuovamente, lo metto tre o quattro minuti in avanti, in modo da restare indietro il più tardi possibile... Gli orologi a movimento meccanico sono fatti così, mi hanno spiegato, perdono tempo, non sono come quelli automatici che non sbagliano un secondo. Sei tu che ogni giorno devi controllare se sono giusti e, se non lo sono, eventualmente aggiustarli. E ricordargli che il tempo è prezioso.
L'amore, dicevo l'amore... non c'è altro da desiderare che un amore sincero, che nei minuti e nei giorni che passano, resti vivo e presente, e attuale, concreto nei fatti, lontano dalle parole, dalle promesse, dalle idee e dalla teoria. Un amore vivo, vivente e vitale, non preciso e automatico, come un calendario. Un amore dev'essere voluto e scelto, e ogni mattina gli si deve dare la carica.
Un amore va rinnovato ogni giorno e una volta ogni tanto va aggiustato.
Un amore non deve restare indietro, neanche per un giorno, perché altrimenti si rischia di dimenticarsene.
Il mio orologio da ora in poi dovrà ricordarmi anche questo.
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