Alla scuola di giornalismo insegnano che un cane che morde il padrone non è una notizia quanto lo sarebbe se fosse il padrone a mordere il cane. E' un'eventualità che difficilmente può realizzarsi, però può capitare, così come tante altre cose straordinarie che accadono: l'importante è saperle cogliere, e non è una cosa assurda sottolinearlo, perché lo straordinario non è tanto l'evento inverosimile dell'esempio citato, che sarebbe vistoso di per sé e che dunque non necessiterebbe di essere strombazzato, quanto ciò che si nasconde nell'ordinario: di quest'ultimo è difficile ma bisogna accorgersi.
Ovvio che le situazioni straordinarie, proprio perché sono tali, fanno notizia. Tuttavia, se dovessimo basarci sull'attesa di certi miracoli, non esisterebbero né giornali, né televisioni e né social. A farla da padrona, nei media, è infatti l'ordinario: sia le pagine che i palinsesti vanno riempiti nella loro lunghezza e durata, la pubblicità pretende contenuti anche quando non ce ne sono, vuole un pubblico inebetito davanti allo schermo, che assorba il vuoto dei non-contenuti trasmessi e si riempia la pancia di prodotti di cui non necessita.
Ma, con un pubblico così assuefatto, annoiato, indolente e apatico, perfino al cospetto di notizie che dovrebbero scatenare indignazione, un impeto di rabbia, un moto di ribellione, almeno una lacrima, mi domando: ha senso - di fronte all'indifferenza generale riguardo guerre che non terminano mai, con il loro seguito di morti e di ingiustizie, rispetto alla prepotenza che prevarica il diritto, quando il più forte e ricco governa con disprezzo i più deboli e meno abbienti - fare tutto questo ragionamento? Chi si mette a cercare lo straordinario nascosto nell'ordinario propinato? A chi interessa e chi lo vuole più?
La verità è che le tragedie a cui assistiamo, la realtà che ci viene raccontata o quella infinitamente più circoscritta che viviamo ci stanno bene così come sono, non ci interessa cambiarle, ed è esattamente questa assenza di ribellione, il nostro modo ordinario di vivere le cose all'ordine del giorno che trovo straordinario. Siamo consumatori passivi del tempo che ci accade, non ne siamo gli artefici, lo subiamo senza un briciolo di dignità e di rispetto per prima cosa verso noi stessi. Di più: non proviamo vergogna per come siamo diventati, per le promesse che non manteniamo, così come per le parole a cui diamo di volta in volta il significato che più ci conviene in quel preciso momento. Non è soltanto incoerenza, soprattutto, si tratta di sfrontato opportunismo.
Infine, non manca perfino un lato comico per questa faccenda dell'ordinario nulla a cui siamo assuefatti. Ed è quando il non-contenuto viene sublimato attraverso la sua esaltazione: lo story telling che accompagna l'ordinario nulla è quanto di più straordinario possa accadere di questi tempi. Non mi riferisco soltanto alle notizie pompate per tali da racconti e resoconti che non hanno altro fine che quello di ubriacare il pubblico, ma all'azione del pubblico stesso, quando esalta la normalità, esibendo e vantandosi, come e dove può, di cose che non fanno che parte dell'ordinario e che dunque non sarebbero affatto degne di nota: trovo straordinarie le foto di alcune normalissime imprese, come potrebbe essere l'immagine, esibita sui social, di una semplicissima e comunissima pastasciutta. E straordinari gli ingredienti che la compongono e che non sono più la pasta, il pomodoro e il parmigiano, ma gli applausi, i like e i vari consensi estasiati, anche questi di fronte al nulla... il nulla che si compiace del nulla. E, ancora, straordinaria, soprattutto, la triste ricerca, che vi è alla base e che è dovuta a una solitudine infinita, di un riscontro qualsiasi, a tutti i costi e da chiunque giunga.
A essere straordinario, è esattamente questo ordinario dell'indifferenza, dell'indolenza, della rassegnazione. Per me è questa la notizia del padrone che morde il cane sotto gli occhi di tutti ma di cui nessuno si accorge e che nessuno racconta.
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