Aveva sul capo una dolorosa corona di spine il Re dei Giudei, negli ultimi istanti della sua vita. Inequivocabile il messaggio di chi lo aveva incoronato in questo modo: "Sei un re, ma noi abbiamo il potere di farti morire. E dunque non sei affatto un sovrano, perché non comandi neanche il tuo, di destino. Non sei re proprio di nulla, neanche di te stesso e questa è la corona che fa per te: uno sberleffo, un oggetto di derisione e sofferenza terrena. Di certo, non un simbolo regale degno del discendente di Davide".
Saramago dice che, anche se non sanguiniamo, siamo in molti a portare una corona di spine, a non essere padroni di noi stessi. Anzi, afferma che la portiamo perché "non abbiamo il permesso di essere re di noi stessi".
Al di là del fatto che essere assoluti padroni di se stessi è un ideale utopistico, ed è incontestabile che nessuno possa per tante ragioni esserlo, in ultima analisi semplicemente perché siamo mortali, mi piace soffermarmi proprio sul permesso di essere re di noi stessi ovvero di essere in definitiva liberi.
Non avere il permesso di essere liberi non vuol dire altro che esiste qualcuno che dispone di te al tuo posto, che ti concede oppure no il diritto fondamentale di realizzarti e che dunque è il tuo re, di cui tu eventualmente sei addirittura il suddito, non appena accetti tale ripartizione dei ruoli, una simile gerarchia.
Era esattamente ciò che intendevo quando ho scritto che "dio è qualcuno o qualcosa che può decidere al nostro posto, della nostra vita, del nostro destino, senza che noi possiamo opporci e riuscire a contrastare questa volontà". Questo qualcuno, dicevo subito dopo, è re soltanto temporaneamente, cioè fino a quando, in definitiva, non gli permettiamo più di comandarci.
Dopo di che, in quel post, parlavo di quegli illusi che credono di comandare il destino, sia il proprio che quello degli altri, che la fanno da padroni e che governano come se il loro potere fosse eterno e, comunque, per non più di quel tanto che è concesso loro di fare... Ecco, ancora una volta, il concetto di permesso di comandare, di essere re di se stessi e degli altri: gli dei minori di cui parlavo sono proprio quelli che hanno dimenticato oppure non ci hanno mai pensato che il loro è un regno che non gli spetta per un diritto innato, grazie a una discendenza infinita, ma è soltanto una concessione temporanea data loro dai propri sudditi.
Era esattamente ciò che intendevo quando ho scritto che "dio è qualcuno o qualcosa che può decidere al nostro posto, della nostra vita, del nostro destino, senza che noi possiamo opporci e riuscire a contrastare questa volontà". Questo qualcuno, dicevo subito dopo, è re soltanto temporaneamente, cioè fino a quando, in definitiva, non gli permettiamo più di comandarci.
Dopo di che, in quel post, parlavo di quegli illusi che credono di comandare il destino, sia il proprio che quello degli altri, che la fanno da padroni e che governano come se il loro potere fosse eterno e, comunque, per non più di quel tanto che è concesso loro di fare... Ecco, ancora una volta, il concetto di permesso di comandare, di essere re di se stessi e degli altri: gli dei minori di cui parlavo sono proprio quelli che hanno dimenticato oppure non ci hanno mai pensato che il loro è un regno che non gli spetta per un diritto innato, grazie a una discendenza infinita, ma è soltanto una concessione temporanea data loro dai propri sudditi.
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