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Un bacio sulle tue debolezze

Prima di chiudere definitivamente l'argomento che riguarda l'idea sbagliata dell'acqua, mi voglio occupare per l'ultima volta di un commento che ho ricevuto per questo post. Il lettore che me lo ha mandato sostiene, in sintesi, che, quando interviene, il sentimento degenera la bellezza del momento. Mi sono sentito colpito e ferito da tale tipo di concezione, che nell'amore intravede un intruso pronto a guastare la festa. E, in maniera inusuale, mi sono dilungato nella riposta che segue quel suo intervento. 

Vorrei adesso che leggesse, se non lo ha mai fatto, una poesia di Alda Merini, che parla di sensualità e di corpi, ma nella quale prevale un sentimento talmente potente da esaltare al massimo, altro che degenerarlo, il momento del fare l'amore. 

E poi fate l’amore. 

Niente sesso, solo amore. 

E con questo intendo 

i baci lenti sulla bocca, 

sul collo, 

sulla pancia, 

sulla schiena, 

i morsi sulle labbra, 

le mani intrecciate, 

e occhi dentro occhi. 

Intendo abbracci talmente stretti 

da diventare una cosa sola, 

corpi incastrati e anime in collisione, 

carezze sui graffi, 

vestiti tolti insieme alle paure, 

baci sulle debolezze, 

sui segni di una vita 

che fino a quel momento 

era stata un po’ sbiadita. 

Intendo dita sui corpi, 

creare costellazioni, 

inalare profumi, 

cuori che battono insieme, 

respiri che viaggiano 

allo stesso ritmo. 

E poi sorrisi, 

sinceri dopo un po’ 

che non lo erano più. 

Ecco, 

fate l’amore e non vergognatevi,

perché l’amore è arte, 

e voi i capolavori.

"L'amore è arte, e voi i capolavori", afferma la poetessa. Ed è vero, a patto che non si tratti di semplice godimento, ma sia fatto con il cuore e conduca a "sorrisi, sinceri dopo un po' che non lo erano più". Insomma, anche qui, come si vede, la felicità è tale solamente se è onesta.

Mi piacciono particolarmente i versi che parlano di "carezze sui graffi", di "vestiti tolti insieme alle paure", di "baci sulle debolezze, sui segni di una vita che fino a quel momento era stata un po’ sbiadita". Non c'è da equivocare: si parla proprio di amore, non di sesso. Amore che è piacere di dare e di donarsi, con tutto se stessi, non solo con il corpo, ma soprattutto con l'anima. Non solo qui e ora, ma ovunque e per sempre. L'amore è inteso come comprensione, soccorso e sollievo. Accarezzare i graffi, baciare le debolezze, eliminare, assieme ai vestiti, anche le paure: dio mio! Riesci a percepire la forza di questo amore?

L'amore è "creare costellazioni", dice la Merini, e io credo che un sentimento così intenso corrisponda all'immortalità del momento, non alla sua estinzione. Diversamente, il bel momento, fine a se stesso e al suo godimento, è effimero e consumistico, è ripetizione destinata continuamente a spegnersi e a doversi cercare daccapo. E' dispersione di se stessi. E' il triste consumo di chi, abbuffandosi di nuove occasioni, crede di non sprecare il proprio tempo, illudendosi di conoscere attraverso una forsennata moltitudine di esperienze che invece sono sempre il medesimo e unico gioco, ripetuto, come dice Siddharta, una, due, dieci volte. 

E' la vita delle anime in pena, delle persone a ogni età ancora inquiete e che non sono capaci di soffermarsi un po' di più sul presente, apprezzando e coltivando ciò che hanno, senza consumarlo o gettarlo via. Nonostante siano sicure di perseguirlo, queste persone-bambine, che descrivono se stesse come curiose e affamate di vita, fuggono ed evitano il vero cambiamento, che non consiste nel cercare sempre situazioni nuove, ma invero nel cambiare se stesse. 

Ma ora basta. Ho detto molto e anche troppo fin qui. A questo lettore meschino e insoddisfatto, che rinuncia al sentimento, perché convinto che questo possa corrompere la bellezza del momento, dico per sempre addio, mandandogli tuttavia un bacio per le sue debolezze, proprio come dice la poetessa. 

E, a proposito, non mi resta che scrivere una nota a margine: molti anni fa, ero ancora un ragazzo, ebbi  il privilegio di fare la conoscenza di Alda Merini. Eravamo in un teatro, la sentii leggere alcune sue poesie, scambiammo qualche parola. Ne ricordo ancora lo sguardo sofferente e la voce monocorde di chi, anziché seguire i pensieri, era in grado di far parlare il cuore, mettendolo in comunicazione con il mio che l'ascoltava. Se in me esiste qualcosa di buono, credo di doverlo anche a incontri come questo, e dunque pure a lei.

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