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Gaza, quinto giorno di bombardamenti

Gaza, 18/11/2012, quinto giorno di bombardamenti Ibrahim Al Dalu, 11 mesi Jamal Al Dalu, 6 anni Yousif Al Dalu, 5 anni Sara Al Dalu, 3 anni Rosa Schiano, Una famiglia sterminata-Operation Pillar of Cloud http://ilblogdioliva.blogspot.it/

Il buon umore

E' una liberazione, il buon umore. Come quando sei sfinito e trovi un letto. I muscoli si rilassano e cominci a sognare. Siamo qui, in una piazza dove non ci sono automobili. L'aria che respiriamo è fresca e la porta il vento dal mare. Il sole è caldo, il cielo finalmente limpido dopo la pioggia dei giorni scorsi. I bambini giocano per conto loro e io mi siedo in un angolo a osservarli. I vestiti che indossano sono un po' grandi e ballano quando corrono sul pavé lucido.  Ora si fermano. Il più grande fa provare il suo arco di legno ad alcuni bambini appena incontrati: è fatto con un ramo di pino e una corda da pacchi. Le frecce invece sono rametti storti e spuntati. Fanno a gara a chi le lancia più lontano, ma Dodokko ha il vantaggio di conoscere bene la sua attrezzatura. Però, la soddisfazione più grande per lui non è vincere, ma dispensare consigli agli amici, tipo "metti la freccia più al centro" oppure "tienila delicatamente fra le dita". Il piccolo

Come quando guarda le nuvole

E' andata come la racconto.  Ha visto il cane e subito lo ha scelto. Ha iniziato a portarselo ovunque.  Ci inciampa sopra, se cammina tenendolo in braccio. Infatti, è molto più grande di lui.  Non piange da quando vanno insieme al nido. E i compagni gli vanno incontro. Vogliono giocare insieme.  Gli da un boccone di riso o di carne o di insalata, prima di mangiare lui stesso. Ed è come se assaporasse il cibo per davvero, il cane. Poi si addormentano l'uno accanto all'altro e quando si svegliano, nel cuore della notte, bevono il latte dal biberon.  Sembra tutto un sogno, ma non lo è.  Poco importa che il cane sia di peluche. Anche un pupazzo può essere vero. Il mondo non è dritto ma nemmeno tondo. Né più e né meno, è come quando guarda le nuvole mentre camminiamo. E pensa che ci stanno seguendo.

E se qualche volta evitassimo il male invece di perseguire il cosiddetto bene?

Ho sempre creduto che alla base di tutto ci debba essere una sensibilità. Se non la cultura – intesa, alla tedesca, come formazione e storia o, perlomeno, come memoria – dovrebbe esserci come minimo una coscienza. Un io che interpreti, di volta in volta, la realtà, e che si relazioni con essa. Un soggetto che pensi e non un mero esecutore cieco di un compito o di un dovere. Mi riferisco agli agenti che a Padova hanno trascinato per la strada un bambino urlante. Ma penso anche a tanti altri casi del genere, più o meno conflittuali ma dove, sempre, non si prende in considerazione il bene più importante, quello dei minori.  A volte si è ciechi quando si indossa una divisa (non solo militare), ma spesso un'uniforme – come dice la parola stessa – prende le sembianze più di una livrea mentale che di un semplice abito: non ci sono più io, lì dentro, ma soltanto un credo conformista e incontestabile esiste. Il ruolo, il mandato e la gerarchia sono gli unici valori che contano. E' da qu

"I bambini non si portano via, ma vanno ascoltati"

Tante parole superflue, sia nelle accuse che nelle giustificazioni.  Troppa violenza gratuita, anche dopo il fatto e - immagino - pure prima.  Nessun rispetto, nessuna pietà, nessuna mano sulla coscienza. Ripeterò soltanto questo: "I bambini non si portano via. I bambini vanno ascoltati".

Il piccolo Zorro

Domenica ho avuto l'onore di fotografare Zorro bambino: sulle spalle ha un mantello fatto con un avanzo di tenda rossa, un foulard nero con due buchi per gli occhi è la sua maschera, il cappello è di paglia rosa e lo ha preso in prestito da sua madre, mentre ciò che resta della spada, dopo mille duelli, è soltanto l'impugnatura, il paracolpi e un moncone di lama di plastica rattoppato con lo scotch da pacchi. Il piccolo Zorro non ha ancora il cavallo, c'è bisogno che lo scriva? Tutta la sua dotazione di spadaccino mascherato è fatta di oggetti trovati in casa...e anche questo si era capito.  Ma voi avete visto, oltre la maschera, la felicità degli occhi che guardano verso la spada, più in alto delle fronde dei pini?  Giocare è sognare e per me non esistono altri eroi che questi sognatori impavidi, capaci di avventurarsi in California nel bel mezzo di una passeggiata sotto casa, per combattere contro gli arroganti e difendere gli oppressi. E vincere, naturalmente.

Il ritorno

Ancora sulla felicità, sono su questa scia di riflessioni in questi giorni. Credo che questa non sia altro che il ritorno presso qualcosa che abbiamo conosciuto una volta e che abbiamo creduto bello o che oggi ricordiamo come tale. È chiaro, per essere felici non cerchiamo necessariamente di tornare negli stessi posti che abbiamo visto da bambini o di assaporare gli identici gusti di un tempo. Tutto è cambiato, lo sapevamo già, e forse quei luoghi non esistono più. Ma per quanto ce ne siamo allontanati, l'infanzia resta un paradigma, un punto di riferimento costante per tutta la vita. 'Autenticità', è questa la parola che mi viene in mente quando penso al desiderio di voler tornare alle cose che da piccoli ci hanno resi felici. Tuttavia, quanto è poco credibile, da adulti, questa parola: da bambini - potremmo obiettare - era più o meno tutto ovattato, che ne sanno i ragazzini di ciò che è autentico? La realtà, e lo scontro con essa, è quella che viviamo noi, non la loro, e

La felicità

Una di quelle domande a cui, su due piedi, non si sa come rispondere: "Papà, che cos'è la felicità?". L'argomento è talmente soggettivo, uno può essere felice per qualcosa che magari non interessa affatto a un altro o che quest'ultimo addirittura disprezza. E allora, che raccontare a un figlio, che per me la felicità è l'occasione di un sorriso, tanto inaspettato quanto improvviso, che può capitare un giorno qualsiasi nel bel mezzo del trambusto assurdo dell'esistenza? Oppure, che la felicità è quando si accorcia la distanza, quasi sempre insormontabile, fra il dove sono e i tanti dove vorrei essere? Dirgli, per esempio, che non mi basta il tempo che ho per fare ciò che vorrei? Che la vita assieme è soltanto lo scarto, solamente questo, di ciò che ci resta al termine della giornata? Parlargli della mia infelicità, un sentimento in definitiva non più grande, né avvertito con più forza, di quello di ogni altro essere vivente, ma che rimane pur sempre il solo

La mela rubata

A volte ho l'impressione di non andare troppo lontano. Di viaggiare e, allo stesso tempo, di restare ai nastri di partenza. Vi sono cose che si ripetono, a distanza di generazioni. I figli che rifanno le cose già fatte dai genitori e questi ultimi che hanno già riprodotto una realtà che li aveva preceduti. E' tutto un girare intorno, mi pare, e credo sia inutile farsi illusioni di progressi storici o, almeno, generazionali. Anche se indubbiamente esistono delle variabili e i contesti mutano, quel che conta è l'imprinting, e questo è innato o quasi, ed è come gli occhi della madre che per la prima volta incontrano quelli del figlio appena nato e vi si piantano dentro, mettendo delle radici che subito scavano e vanno a terminare chissà dove, nella terra come nell'anima. Assieme a certe doti, ci hanno trasmesso - e a nostra volta regaliamo generosamente - il ripetersi degli errori e, anche quando ce ne accorgiamo e saremmo in tempo per metterci in salvo, non sappiamo evita

Il racconto del mare

Qualche settimana fa è volato sulle stelle Neil Armstrong, il primo uomo ad aver messo piede sulla luna, l'astronauta del celebre commento: "Un piccolo passo per un uomo, ma un balzo da gigante per l'umanità". C'è chi ha messo in discussione, con prove 'schiaccianti', l'allunaggio del 1969 e chi invece non ha mai dubitato che l'Aquila della missione Apollo 11 abbia effettivamente posato gli artigli sulla base della Tranquillità. Tutto ciò mi importa ben poco, perché, se è indubbio che calpestare il suolo lunare, se ciò è veramente accaduto 43 anni fa, sia stata un'impresa senza precedenti, penso che di cose straordinarie, di piccoli, grandi passi se ne compiano tutti i giorni e, senza spingersi troppo lontano, anche sulla terra, dove la vita è sufficientemente complicata e non è per niente paragonabile a una linea retta oppure circolare - come pensano i tanti che credono che tutto sia programmabile e dunque immediatamente attuabile, la realtà