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Montagne innevate

Non l'ho mai amata molto perché l'ho frequentata poco, la montagna. Le ho sempre preferito il mare e, idealmente, perfino la campagna. In montagna d'inverno fa freddo e per le vacanza estive il mare è qualcosa di irrinunciabile.  Gli orizzonti marini, che ho citato tante volte in questo blog, mi hanno sempre attratto per il mistero che celano: sono un bisogno infinito e mai appagato, una meta ambita e mai raggiunta. Ancora acqua, dopo tanta acqua. Acqua che sfuma in altra acqua. Colori che cambiano in un viaggio che non termina mai. Il mare è sete che non si può placare con l'acqua di cui è composto. Le montagne, invece, sono punti stabili dello sguardo verso l'orizzonte. Sono la possibilità di fermarsi e riposare. Eppure, osservandole così, sommerse dalla neve e avvolte nella nebbia, sono come isole galleggianti in un mare lattiginoso. Fra loro concatenate, terminano l'una nell'altra e la loro continuità è infinita. Proprio come l'acqua del mare. I bamb

Avete mai visto un vitello seguire il toro? Quando l'etologia è applicata agli esseri umani

Mi è tornata più volte in mente La scimmia nuda di Desmond Morris, leggendo il Manuale del papà separato di Maurizio Quilici. Specialmente il capitolo dedicato all'affidamento dei figli alla madre, quasi sempre esclusivo - ma sarebbe meglio chiamarlo escludente (del papà) - e il paragrafo dal titolo, sparato a bruciapelo, Eliminare il padre , mi fa pensare a quanto sia stata corta, in termini di evoluzione genitoriale, la strada percorsa dalla specie umana in più di quattro milioni di anni. E' dai tempi dei primi australopitechi a quello che ancora oggi si chiama 'homo sapiens', infatti, che il rapporto del figlio con la madre si caratterizza in maniera indiscutibile come naturale, immediato e innato, mentre quello con il padre richiama a valenze soprattutto culturali, mediate, storico-sociologiche e, in questo senso, discutibili e il più delle volte accessorie.  Se la prima scimmia antropomorfa utilizzava il pretesto sessuale per far restare 'fedele' l'u

Il fiore e il bambino

Sembra una favola ma non lo è, questa storia, l'ennesima, del fiore sbocciato senza una ragione in una prateria grigia di macchine e asfalto, improvviso come il raggio di un sole di mezzanotte, impossibile alle nostre latitudini, e in inverno per giunta, se non fosse sufficiente la posizione geografica.  Sembra una favola ma non lo è, questa storia, l'ennesima, del fiore sbocciato senza una ragione, come una bella mattina di marzo, ben augurante fin dalle prime ore ma, come si sa, il mese è pazzerello, mai confidare troppo in chi prima ti guarda con un sorriso e subito dopo ti punta un coltello alla gola. Sembra una favola ma non lo è, questa storia, l'ennesima, del fiore sbocciato senza una ragione, anche se c'è un lieto fine, soltanto perché lo ha raccolto la carezza di un bambino dal posto dove era sbucato, anonimo, inutile, praticamente invisibile, si trattava di un tombino o di una spaccatura del marciapiedi, ora non me lo ricordo più, ed era avvolto nell'ortic

Natale

Il giorno in sé è piuttosto antipatico, una forzatura sotto tanti aspetti, a partire dalla quantità dei pasti e dalla loro elaborazione, dagli avanzi, dai regali, fatti, ricevuti e riciclati, spesso tanto attesi quanto deludenti, e dalla compagnia, dovuta se non addirittura imposta. Non ricordo un 25 dicembre senza discussioni, senza rancori fino a ieri assopiti e adesso risvegliati, nelle famiglie che si allargano solamente per l'occasione di una ricorrenza, un cenone o un pranzo, dopodiché arrivederci e grazie, al prossimo anno, fortuna che è finita pure 'sta festa del cavolo.  Telefonate, sms, e-mail, fra persone che per 365 giorni non si sono rivolte un saluto, ma adesso è Natale e siamo tutti più buoni, e le lettere ben auguranti per le feste si fanno, si ricevono e si ricambiano, anche fra gente che non si conosce o di cui ci si è dimenticati. Ci sono poi i silenzi, gli auguri che si scordano o non si vogliono fare, anche questo è un messaggio, una specie di vendetta nean

Comunicazione: nuovo indirizzo FiglioPadre

Nei giorni scorsi mi sono accorto che il mio dominio www.figliopadre.com è stato preso, non so come e perché, da un nuovo utente e adesso il sito che si vede è in giapponese e, ovviamente, non ne conosco i contenuti. Anche il mio vecchio indirizzo mail cristiano@figliopadre.com ora non funziona più, ma voi potete continuare a scrivermi usando quest'altro: cristianocamera@hotmail.com . L'indirizzo attuale per accedere a FiglioPadre è www.figlio-padre.com , dunque con un trattino in più, rispetto a prima, fra i termini 'figlio' e 'padre'. Scusate il disagio e a presto. Cristiano P.s. Dimenticavo: Buon Natale

Il manuale del papà separato che considera il figlio

"Il ruolo più importante che un uomo possa svolgere nella propria vita è quello di essere padre". Ritrovo questa citazione da Lewis Yablonsky appena apro  Il manuale del papà separato, il nuovo libro di Maurizio Quilici in uscita oggi per Datanews. Una frase che è una risposta, sia per quanto riguarda la mia vita privata che per il momento storico, economico e sociale che stiamo vivendo. Un invito, anzitutto, a non sottovalutare il ruolo paterno, a non collocarlo in secondo piano, rispetto alle difficoltà dovute alle varie crisi che oggi, più che mai, ci affliggono - familiari, in primo luogo, ma anche finanziarie, psichiche, di identità, chi più ne ha più ne metta - e, al limite, una consolazione o una scoperta. Di certo, quello del ruolo fondamentale dell'essere padre, che fa il paio con il figlio e la costante considerazione di un binomio imprescindibile, è il leitmotiv di questa pubblicazione. "Considera sempre il figlio, se ti stai separando, e pensa a cosa è, e

I numeri e le parole

Non sono mai stato un genio in matematica, i numeri sono una cosa troppo astratta per i miei gusti. Un giorno ho letto, nel  Memoriale del convento,  questa frase di Saramago: "E Baltasar dice, in tutto ho sentito dire che ne sono arrivati cinquecento, tanti, si meraviglia Blimunda, ma né l’uno né l’altra sanno esattamente quanti siano cinquecento, senza contare che il numero è, tra tutte le cose che esistono al mondo, la meno esatta, si dice cinquecento mattoni, si dice cinquecento uomini, e la differenza che c’è tra mattone e uomo è la differenza che si crede che non ci sia tra cinquecento e cinquecento, chi non l’avrà capito la prima volta non merita che glielo si spieghi la seconda". Da quando ho riflettuto su questa definizione, ho compreso perché io e la matematica non andiamo d'accordo ovvero ho realizzato che, per essere capita, questa scienza, è necessario riferirne i numeri a qualcosa di concreto. Ad esempio, a cinquecento uomini oppure a cinquecento mattoni. M

Gaza, quinto giorno di bombardamenti

Gaza, 18/11/2012, quinto giorno di bombardamenti Ibrahim Al Dalu, 11 mesi Jamal Al Dalu, 6 anni Yousif Al Dalu, 5 anni Sara Al Dalu, 3 anni Rosa Schiano, Una famiglia sterminata-Operation Pillar of Cloud http://ilblogdioliva.blogspot.it/

Il buon umore

E' una liberazione, il buon umore. Come quando sei sfinito e trovi un letto. I muscoli si rilassano e cominci a sognare. Siamo qui, in una piazza dove non ci sono automobili. L'aria che respiriamo è fresca e la porta il vento dal mare. Il sole è caldo, il cielo finalmente limpido dopo la pioggia dei giorni scorsi. I bambini giocano per conto loro e io mi siedo in un angolo a osservarli. I vestiti che indossano sono un po' grandi e ballano quando corrono sul pavé lucido.  Ora si fermano. Il più grande fa provare il suo arco di legno ad alcuni bambini appena incontrati: è fatto con un ramo di pino e una corda da pacchi. Le frecce invece sono rametti storti e spuntati. Fanno a gara a chi le lancia più lontano, ma Dodokko ha il vantaggio di conoscere bene la sua attrezzatura. Però, la soddisfazione più grande per lui non è vincere, ma dispensare consigli agli amici, tipo "metti la freccia più al centro" oppure "tienila delicatamente fra le dita". Il piccolo

Come quando guarda le nuvole

E' andata come la racconto.  Ha visto il cane e subito lo ha scelto. Ha iniziato a portarselo ovunque.  Ci inciampa sopra, se cammina tenendolo in braccio. Infatti, è molto più grande di lui.  Non piange da quando vanno insieme al nido. E i compagni gli vanno incontro. Vogliono giocare insieme.  Gli da un boccone di riso o di carne o di insalata, prima di mangiare lui stesso. Ed è come se assaporasse il cibo per davvero, il cane. Poi si addormentano l'uno accanto all'altro e quando si svegliano, nel cuore della notte, bevono il latte dal biberon.  Sembra tutto un sogno, ma non lo è.  Poco importa che il cane sia di peluche. Anche un pupazzo può essere vero. Il mondo non è dritto ma nemmeno tondo. Né più e né meno, è come quando guarda le nuvole mentre camminiamo. E pensa che ci stanno seguendo.