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Ventesima lettera: le poche cose che so dell'amore

Di questo argomento abbiamo parlato già altre volte, perfino quando eravate molto piccoli. Non lo esaurimmo allora, quando dicemmo che l'amore è il vento, né lo definiremo ora che siamo tutti, io incluso, un po' più maturi di prima. Credo infatti che l'amore sia il sentimento per antonomasia, dunque qualcosa che si "sente" e che si percepisce, ma che in definitiva è difficilmente rappresentabile con le parole. Ha talmente tante facce, ha mille significati, moltissimi modi di essere, che è impossibile trovare una parola o una frase che riesca a decifrarlo. La pura verità, infatti, è che l'amore è amore, non ha spiegazione, non ci sono giri di parole. Esistono le sue manifestazioni, oltre a ciò che si prova, ma non ci si può ragionare molto sopra. 

C'è l'amore fra genitori e figli, e già all'interno di questo esistono differenze fra quello provato dai primi e quello sentito dai secondi, e c'è quello di coppia, anche qui con infinite possibili declinazioni. C'è l'amore universale, c'è quello per o della natura, così come può esistere l'amore divino o quello verso Dio. C'è l'amore altruistico e perfino quello egoistico, quello disinteressato, così come il suo opposto. C'è chi ama di più e chi di meno, e questo, il pesare sulla bilancia l'amore, è il lato più squallido dell'intera faccenda, e chi ama questo e chi quello. C'è l'amore ricambiato così come quello non corrisposto. C'è anche l'amore mal riposto. C'è l'amore cieco e l'amore denso di sospetto. C'è quello sfacciato e anche quello non dichiarato. Così come c'è l'amore prepotente e quello che impallidisce. E quello che combatte e quello che si arrende. C'è l'amore che è un bene e quello che è sbagliato, così come quello da rivelare e quello da nascondere o da camuffare. C'è l'amore da raccontare, ma anche quello che è meglio se non lo dici a nessuno. C'è quello che non si può insegnare ma che si può imparare. Esiste l'amore che lascia liberi, ma anche quello che ti incatena. C'è quello che giunge a chi è destinato e quell'altro che invece gli passa accanto senza neanche sfiorargli i capelli. C'è l'amore teorico e quello pratico, anche di questo abbiamo già discorso, così come quello ideale e quello concreto. C'è l'amore contemplativo e quello passionale. E c'è l'uno e l'altro, a volte nello stesso amore. C'è l'amore di chi non si sente amato e quello di chi crede di amare. Ci sono tanti amori e c'è un solo amore, ma ci sono tanti amori che hanno un colore soltanto e amori unici che per colore semplicemente hanno l'arcobaleno. Ci sono così tanti tipi d'amore che ora non me ne vengono in mente altri, forse non li ho ancora conosciuti, ma, se un giorno mi capiterà di provarne qualcuno che non ho citato, di certo ve ne farò un racconto.

In ogni caso, lo avete capito, l'argomento è tutt'altro che semplice. Però questo non dipende dall'amore in sé, che come vi ho detto è sentimento e dunque immediatezza, ma dal fatto che siamo noi stessi, per primi, a essere complicati. C'è l'uomo dietro al concetto di amore, c'è l'essere umano a mediare, a interporsi con ciò che dovrebbe essere facile, accessibile, spontaneo come un fiore che gira lo sguardo verso la luce. Ma l'uomo, sapete, spesso è capace di mettere in ombra perfino il sole, e di colorare, come meglio crede, tele che non hanno bisogno di nulla, perché sono già perfette per conto proprio. In definitiva, è l'uomo ad amare ed è un suo diritto quello di interpretare come più gli piaccia il sentimento che prova. 

Adesso però, voglio raccontarvi il tipo di amore che più mi si confà, lo stato d'animo che avverto ogni qualvolta sto amando per davvero qualcuno. Vi parrà strano, e lo so perché anche per me lo è, ma io quando amo avverto una sorta di strana infelicità che si fa strada dentro di me, una malinconia che combatte ad armi impari con la mia contentezza. Avete presente quando il sole tramonta, per esempio in uno specchio d'acqua? Ebbene, non si tratta solamente del passaggio dal giorno alla notte, ma soprattutto di qualcosa che si raffredda fino a spegnersi completamente, e guardate che per spegnere il sole ce ne vuole di acqua, non basta tutto il mare che c'è sulla Terra. Eppure il sole annega e sparisce, e il cielo adesso è nero. 

Ed ecco la spiegazione: io nella felicità vedo il presagio della sua stessa fine, il ricordo di altre felicità già trascorse, chissà dove sono ora. Io accompagno il sorriso con le lacrime, come fa il giorno con la notte. Per me la felicità contiene il seme della sofferenza. E l'amore più bello e sentito, e intenso, è quello che ne contempla la fine e la sua caducità. Come ciò possa avvenire, ve l'ho detto: ha a che fare con noi stessi, con il nostro universo, con la materia di cui siamo forgiati e che è fatta di luce e di ombra, così come di fuoco e di acqua. 

Alle volte preferirei non pensare, mi piacerebbe sapere ascoltare soltanto, senza nemmeno fare quella cosa banale e spesso superflua che chiamiamo "prendere atto": vorrei saper sentire in tutta incoscienza. E invece, questo con me non funziona, nemmeno nell'amore. Ci sono sempre io, dietro questo sentimento, non c'è solo il cuore.       

Commenti

  1. Cristiano Camera, semplicemente avvolge. Abbraccia il lettore e gli conferisce un ruolo. In questo caso, il padre; ma potrebbe essere l'amante, l'amico, l'innamorato, non importa. Quello che pulsa è la consueta vibrazione dell'anima, che ti scuote e ti ridesta da sentimenti che sai che puoi provare anche tu, ma ai quali non sai dare un nome, un'identità. Ecco, Cristiano Camera toglie l'ombra dalle parole, che diventano luce e ti sferzano il cuore. Un Grande.

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