Quattro spicchi di pomodoro sono il ricordo più bello che conservo di mio nonno. Il frutto era tagliato in un piatto bianco, su una tovaglia dai fiori sbiaditi e distesa soltanto a metà: tutto ciò che restava, accanto a una fetta di pane, di una cena solitaria. Era condito con un pizzico di sale, un poco di olio di oliva, un pezzetto di aglio e una spolverata di origano, di quello che soltanto al sud si trova ancora in mazzetti e dal profumo talmente intenso che, ogni volta che lo usavamo, mia nonna ci avvertiva: "poco, ch'ammarìa" ("mettetene poco, altrimenti il cibo diventa amaro"). Mia nonna mescolava con le mani l'insalata di pomodori, appena prima di mettere l'olio, e quel semplice piatto non era soltanto un contorno ovvero qualcosa che si può fare anche a meno di mangiare: ogni ingrediente aggiunto era un'attesa, significava un'intenzione, rappresentava una cura con la quale accudire e far stare bene gli altri. Sono certo che fosse l'e
appunti di viaggio di Cristiano Camera