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Visualizzazione dei post con l'etichetta poesie

Quasi dovessi scomparire

Sono giorni che mi cerchi  e che mi abbracci  quasi dovessi scomparire  da un momento all'altro  come se volessi dirmi qualcosa  ma non hai parole per farlo.  Ti ho chiesto perché  ma non esistono spiegazioni  per i gesti silenziosi.  Ho camminato molto  con questo pensiero nella testa.  I tuoi abbracci muti.  Alla fine hai detto due parole:  vecchiaia e solitudine.  Non hai aggiunto altro.  I tuoi abbracci sono l'unico modo  che conosci per trattenermi.  Per celare le tue paure  e proteggermi. Non spetta a te farlo. Ho recitato una bugia.  Non mi restava altro che dirti che ci sono  che non me ne vado  che non scompaio. La favola che gli adulti  non conoscono la solitudine te l'ho raccontata nell'illusione consapevole che io possa parlare   ancora a un bambino. (2020)

Riflessi

Quel giorno abbiamo camminato sugli scogli per andare nel tuo "posto segreto".  Così lo avevi soprannominato.  Ci siamo messi le maschere che avevi portato e ci siamo tuffati.  Il mare era tiepido, avevamo pochi pensieri, nessuna preoccupazione.  Almeno, è in questo modo che io mi sentivo. Pensando a prima e a cosa è successo dopo  dico che in quel momento eravamo felici.  Ma siamo rimasti in acqua per troppo poco tempo.  Te lo ricordi?  Abbiamo nuotato per raggiungere subito altri scogli poco lontani.  Le rocce si specchiavano nel mare smeraldo.  E noi non avevamo bisogno di altro.  Una cornice e un solo colore  per comporre un quadro perfetto.  Oggi il riflesso di quel giorno è ancora davanti ai miei occhi.  Perfino adesso  mentre sto difronte a una pozza d'acqua  nell'asfalto dopo la pioggia. (2020)

Controluce

Stamattina sono uscito presto per la passeggiata con Spot. "Prima che si metta a piovere", mi sono detto. La verità è che volevo vedere questo prato giallo di foglie e la luce fosforescente di quelle rimaste sugli alberi. "Prima che sbiadisca", ho pensato. Non era minimamente per fare il paragone delle foglie con le nostre vite. Di questo sono più che sicuro. "Non è un cimitero quello che stiamo calpestando il mio amico e io e che scricchiola sotto ai nostri piedi". Ma non ho spiegazioni per le foglie sugli alberi che si attardano come i ricordi ancora così vivi e pieni di luce.  (2020)

Nessuna voglia

Il telefono squillò ma non rispose. Nessuna voglia di parlare, né di ascoltare. Nessuna voglia. Di sentire uno scontato "come stai".  Essere nutrito come un maiale in un porcile. Finire nel tritacarne dei giorni. Una civile normalità. Fra di loro! Ma ci pensi? L'idea di venire a patti con se stesso.  (2020)

La finestra

...Ci fu anche chi dovette raccogliere  la sabbia assieme alla polvere. E gettare tutto da qualche parte... "Lo sai, io penso a un altro".  Lo disse in uno di quei momenti  nei quali si può confessare tutto. Tutto tranne che questo.  Ecco come fu che la finestra andò in frantumi.  E come il vetro fu di nuovo sabbia.  E come tornarono a essere due sconosciuti. (2020)

Con la stessa leggerezza

"Le persone in certi casi hanno paura di dire la verità perché possono avere torto".  Ieri sera mio figlio di 9 anni ha risolto la faccenda in un attimo.  Mentre io ho consumato una vita  soltanto per pensarci.  E ho fatto mille giri di parole  e ho passato altrettante notti insonni senza mai riuscire a dirla con la stessa leggerezza.  (2020)

E' soltanto questo, lo capisci?

So bene dove sarò la prossima estate.  Mi troverò all'Alfama il 16 agosto.  Ho un appuntamento con Amalia alla Parreirinha.  Il motivo è questo: chiudere il discorso con la nostalgia. Trovare una sponda. Hai presente il marinaio malinconico sulla sua barca? E' soltanto questo, lo capisci? Non sapere ancora dove finisce il mare e inizia il cielo.  (2020)

Temporale d'autunno

L'ultima luce si attarda insolita e tiepida davanti al Museo Borghese. Sto per tornare a casa ma ecco che un volo di pappagalli precipita sui rami di una quercia. Sbattono ali e zampe contro l'albero, ed è una grandine di foglie e di ghiande che si abbatte sull'asfalto.  Ai margini del piazzale una figura muta mi fissa senza fare un cenno.   E' in piedi, immobile a una ventina di metri dalla quercia:  qui ho voluto incontrarti. Pensieri e parole rimbombano sorde, nel frastuono di questo strano temporale d'autunno.  (2020)

Un bacio sulle tue debolezze

Prima di chiudere definitivamente l'argomento che riguarda l' idea sbagliata dell'acqua , mi voglio occupare per l'ultima volta di un commento che ho ricevuto per questo post. Il lettore che me lo ha mandato sostiene, in sintesi, che, quando interviene, il sentimento degenera la bellezza del momento. Mi sono sentito colpito e ferito da tale tipo di concezione, che nell'amore intravede un intruso pronto a guastare la festa. E, in maniera inusuale, mi sono dilungato nella riposta che segue quel suo intervento.  Vorrei adesso che leggesse, se non lo ha mai fatto, una poesia di Alda Merini, che parla di sensualità e di corpi, ma nella quale prevale un sentimento talmente potente da esaltare al massimo, altro che degenerarlo, il momento del fare l'amore.  E poi fate l’amore.  Niente sesso, solo amore.  E  con questo intendo  i baci lenti sulla bocca,  sul collo,  sulla pancia,  sulla schiena,  i morsi sulle labbra,  le mani intrecciate,  e occhi dentro occhi.  Intend

La matematica, i giudizi, infine il cane

Osserva il mondo che hai attorno – dice il matematico – e trai le tue conclusioni: la realtà non è che il risultato della combinazione di più fattori, ai quali è possibile risalire attraverso un viaggio, spesso breve, a ritroso nel tempo. Trova – l'uomo reale, quello fatto di carne, ossa e sangue – corretta questa affermazione del matematico? Pensa egli che la propria vita, e quella degli altri, sia riconducibile a un'equazione? Veramente, nella realtà, un risultato, un numero a caso, poniamo il 3, è dato da 1+2 o da 4-1 o da 1x3 o da 9:3 o da tante altre operazioni (quante sono i numeri e le loro possibili combinazioni)? I numeri sono infiniti, e finiti fin tanto che siamo capaci di contarli, e questi ultimi definiti, e gli altri, quelli che mancano all'appello, al massimo definibili. Ma un uomo non è il risultato di un'operazione matematica, né la sua vita è il prodotto della combinazione di fattori definiti o definibili. Molte ragioni sono infatti indefinibili o non

Senza salutare nessuno

Si è svegliato ed è andato a sedersi  di fronte alla sua ciotola di latte. Senza salutare nessuno. Il bambino ha guardato la tazza  a lungo prima di bere un sorso. Tutt'intorno voci   che pretendono di essere ascoltate. Altre voci che negano e che vogliono  anche loro il proprio spazio. Tutto lo spazio. Voci e ancora voci di un egoismo scontato. Che non è quello di chi  tiene soltanto a se stesso, ma di chi è convinto di non avere avuto. E ora vuole, vuole solo per sé: una compensazione, una rivalsa, una dimostrazione. E in mezzo quel silenzio. E quella domanda altrettanto scontata  che in cucina precipita come un fulmine:  "Perché non saluti, la mattina?".   (2013)

Il colore giallo

Se i colori fossero tutti gialli come dici tu sarebbe giallo il verde lo sarebbe il rosso e anche il blu. Se il mondo fosse tutto giallo perfino gli alberi e il mare  e le montagne sotto la neve avrebbero questo colore. Anche la notte più nera sarebbe gialla. E il sole più giallo  luminoso e talmente caldo che i vestiti gialli  si asciugherebbero  in un momento. I tuoi capelli gialli che brillano sempre appena c'è un po' di vento sarebbero gialli  anche con la luce spenta quando ti addormenti.   (2013)

La bicicletta

Garçon à vélo ©Jean-Philippe Charbonnier L'uomo inventò la ruota. Il bambino, il segreto di andare in bicicletta. Il papà lo ha accompagnato, tenendolo per il sellino. E poi, d'accordo con lui, l'ha lasciato, prima per pochi metri, dopo per tutto il viale. L'andatura non è rettilinea e il manubrio trema. La schiena è ancora curva, adesso come allora, quando l'uomo inventò la ruota.   (2013)

A mio figlio

Abbi fiducia nella vita e non nelle ideologie; non ascoltare i missionari di quest’illusione o quell’altra. Ricorda che c’è una sola cosa affermativa, l’invenzione; il sistema invece è caratteristico della mancanza d’immaginazione. Ricorda che tutto accade a caso e che niente dura, il che non ti vieta di fare un disegno sul vetro appannato, né di cantare qualche nota semplice quando sei contento; può darsi che sia un bel disegno, che la canzone sia bella: ma questo non ha certo importanza, basta che piacciano a te. Un giorno morrai; non fa niente, poiché saranno gli altri ad accorgersene. Juan Rodolfo Wilcock, Luoghi Comuni , 1961

La partita

Tira, fa canestro e si volta di scatto. Trova i miei occhi che aspettano i suoi. E con lo sguardo dice Papà, ho fatto centro. Visto che bravo? Mi hai visto?   (2013)

Mano nella mano (una poesia di Patrick Gentile)

Mano nella mano (padre e figlio) Mano nella mano in quel parco piccolo una domenica d’aprile porterai il pallone e una bicicletta senza più le rotelline una borsa un po’ a tracolla quel romanzo che volevi finire poi lui ti guarderà negli occhi l’espressione convenuta quanti tiri in porta da calciare allora fra due mezzi tronchi di fortuna alle dieci del mattino la città che dorme ancora quest’aria così pulita che vorresti cantilenasse d'infinita luce una carezza senza il minimo spavento ma solo il fiato dolce dell’aria vostra preferita. Tu e tuo figlio assieme spesso che non fa più tanto freddo adesso non c’è di fatto alcuna guerra e mai nessun tremore nel tuo goal piuttosto storto quel ginocchio ti fa male lui è lì sereno e se la ride e gli è venuta una gran fame e tu ti fermi qui a guardare e lo vedi già più grande alto in treno a salutare nostalgia di lui che oggi c’era il sole anzi no adesso piove sfili svelto il tuo giaccone corri da lui e lo vai a riparare. Mano nella mano pa

Dippold l'ottico

Che cosa vedete adesso?  Globi di rosso, giallo, porpora. Un momento! E adesso? Mio padre e mia madre e le mie sorelle. Sì. E adesso? Cavalieri in armi, belle donne, visi gentili. Provate questa. Un campo di grano - una città. Benissimo! E adesso? Una donna giovane e angeli chini su di lei. Una lente più forte! E adesso? Molte donne dagli occhi vivi e labbra schiuse. Provate queste. Soltanto un bicchiere sul tavolo. Oh, capisco! Provate questa lente! Soltanto uno spazio vuoto, non vedo nulla in particolare. Bene, adesso! Pini, un lago, un cielo d'estate. Questa va meglio. E adesso? Un libro. Leggetemi una pagina. Non posso. Gli occhi mi sfuggono al di là della pagina. Provate questa lente. Abissi d'aria. Ottima! E adesso? Luce, soltanto luce che trasforma il mondo in un giocattolo. Benissimo, faremo gli occhiali così. Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, Einaudi 1943, traduz. di Fernanda Pivano. (Questa poesia ispirò a Fabrizio De André la canzone  Un ottico).

Il più bel fiore del mondo

"Chissà se un giorno mi capiterà di leggere di nuovo questa storia, scritta da te che mi stai leggendo, ma molto più bella?...". José Saramago non potrà leggere di nuovo la storia che ha scritto. Né quella che adesso leggerete, la mia, può davvero essere più bella della sua. Tuttavia, ho voluto ugualmente accettare l'invito dello scrittore a riscrivere il suo racconto, non di certo per un confronto con lui, ma per un fatto che mi è capitato la scorsa settimana, il giorno dopo che avevo regalato a Dodokko Il più grande fiore del mondo .  Giovedì sera, prima di andare a dormire, abbiamo letto due volte la storia del bambino che compie il giro del mondo per portare da bere a un fiore appassito. Una volta ancora lo abbiamo fatto venerdì mattina, prima di andare a scuola. Dodokko ha voluto portare all'asilo il libro di Saramago, ma la maestra ci ha fermati sulla soglia dicendoci, con aria molto professionale e decisa, che "non è il caso di tenere il libro in classe, d

Il più grande fiore del mondo

"Le storie per l'infanzia devono essere scritte con parole molto semplici, perché i bambini sono ancora molto piccoli, e quindi conoscono poche parole e non amano usare quelle complicate. Magari sapessi scrivere storie così, ma non sono mai stato capace di imparare, e mi dispiace. E poi, bisogna saper scegliere le parole, occorre un certo nonsoché per raccontare, in maniera molto diretta e molto chiara, una pazienza infinita. E a me manca quanto meno la pazienza, cosa di cui chiedo scusa. Se avessi tutte quelle qualità, potrei raccontare, nei particolari, una storia bellissima che un giorno ho inventato, ma che, come la leggerete qui, è solo il riassunto di una storia, che si dice in due parole... E scusate la vanità se ho addirittura pensato che la mia sarebbe stata la più bella di tutte le storie mai scritte dall'epoca dei racconti di fate e belle addormentate ... Quanto tempo è passato da allora! Nella storia che avrei voluto scrivere, ma non ho scritto, c'era un vi

Place du Carrousel

Place du Carrousel
 al tramonto di un bel giorno d’estate
 il sangue di un cavallo
 ferito e senza redini scorreva sul lastrico E il cavallo era la’ ritto immobile
 su tre piedi E l’altro piede ferito
 ferito e lacerato ciondolava. Proprio a fianco ritto immobile vi era anche il cocchiere e la carrozza anch’essa immobile inutile, come un orologio rotto. E il cavallo taceva il cavallo non si lagnava il cavallo non nitriva egli era la’
 aspettava
 ed era cosi’ bello, cosi’ triste, cosi’ semplice
 e cosi’ ragionevole che non era possibile trattenere le lacrime Oh giardini perduti
 fontane dimenticate
 praterie soleggiate oh dolore splendore e mistero dell’avversita’
 sangue e bagliori bellezza percossa Fraternita’ (Jacques Prévert)