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I nuotatori

"Forza, che ce la facciamo anche oggi". Dico così, quando lo incrocio, a un mio conoscente che incontro spesso al parco, commentando il caldo che questo pomeriggio colpisce sia noi che i nostri cani, tutti i giorni a passeggio su prati ormai arsi dal sole. Lui mi risponde con un consiglio, quello di portare, quando ho tempo, Spot al lago, in un posto allestito per i cani, dove può fare il bagno. Al che gli confesso le mie resistenze riguardo i laghi, gli dico che li trovo luoghi con poca ventilazione, perché spesso sorgono all'interno di una conca, a volte, come quelli vicino Roma, nel cratere di un vulcano spento. "E poi - aggiungo - non mi piacciono i posti cinocentrici, dove tutto ruota attorno al nostro amico a quattro zampe, e dunque non c'è spazio per le persone, almeno per quelle intenzionate a rilassarsi e a godere un po' del fresco anche loro".  Obietta che il lago di cui mi sta parlando "è ventilato, si sta bene, meglio che al mare". ...
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Tu sei andata via, né io ti ho aspettata

Non ho mai visto una panchina  che di notte si schiodi dal terreno  e se ne vada in giro per il parco.  Eppure, nelle assi dilatate dalla pioggia  e bruciate dal sole leggo un volto che ha rughe di legno,  lisce grazie a uno scultore  che non usa scalpelli e lime,  ma la forza del tempo e dell'attesa.  E che è bello accarezzare  con la mano della memoria. Saranno passati almeno dieci anni  da quella sera di ottobre.  Eravamo più giovani  e al culmine della felicità,  ma con nell'animo un vago e immotivato  presagio di caduta.  Tu sei andata via e non sei più tornata,  né io ti ho aspettata. La panchina era ferma al suo posto  già prima di noi.  Ed è ancora lì, sopra l'erba ora verde e adesso gialla,  indifferente al passaggio delle stagioni,  di chi si siede o semplicemente le passa accanto. Ed è come se in tutto questo tempo nulla d’importante sia mai accaduto. Il legno adesso  fa c...

Con tutta l'acqua che scorre sopra il letto del fiume

"Cosa te lo ha fatto venire in mente?", mi ha chiesto una mia amica. "Perché ' Quell'appagante ignoranza spacciata per sapienza '?". "E' una riflessione nata dopo aver letto il racconto di Anton Zimmerman 'Con tutta l'acqua che scorre sopra il letto del fiume'. Non so se conosci questo autore. Ha scritto 'La mescolanza' e a me è piaciuto molto. Le sue storie sono spesso da interpretare. Anche se lui, nel corso della narrazione, propone numerosi spunti e concetti chiave, e anche proprie riflessioni, che il lettore può decidere di condividere o meno.   Il tema del racconto è quello della fine di un presunto amore e accenna soltanto (gli interessa che il lettore intuisca e non che sappia esattamente come siano andate le cose) all'opposta concezione che i due protagonisti hanno di questo sentimento, con lui che lo considera pieno di implicazioni e di promesse da mantenere, mentre lei lo ritiene qualcosa di poco impegnativo, ...

Quell'appagante ignoranza spacciata per sapienza

E' stato durante una recente passeggiata lungo il fiume, che hanno preso vita i pensieri che mi accingo a scrivere. E anche adesso, nel momento stesso in cui lo faccio, so di non essere esente da ciò che sto per dire. Qualsiasi affermazione, non fosse altro che per il fatto di essere parziale, contiene un margine di errore. Non esiste una frase, non un giudizio, che possa esser considerata giusta al cento per cento. Da una parte siamo ignoranti, dall’altra presuntuosi, da un’altra ancora distratti oppure illusi, inconsapevoli, incoscienti. Ma è quando mostriamo opportunismo che le cose precipitano.  Non mi riferisco a quella qualità, che il più delle volte è considerata un difetto, di saper cogliere un’opportunità, un’occasione, per sfruttarla a nostro vantaggio. Penso piuttosto a chi è opportunista del modo di parlare, a chi, dopo averla decostentualizzata, sfrutta quella certa parola per ottenere una ragione che altrimenti non avrebbe mai. Prendi un termine, estrapolalo dalla fra...

Non ti chiederò

Non ti chiedo di darmi un bacio. Non chiedermi scusa quando penso che tu abbia sbagliato. Non ti chiederò nemmeno di abbracciarmi quando ne ho più bisogno, non ti chiedo di dirmi quanto sono bella, anche se è una bugia, né di scrivermi niente di bello. Non ti chiederò nemmeno di chiamarmi per dirmi com’è andata la giornata, né di dirmi che ti manco. Non ti chiederò di ringraziarmi per tutto quello che faccio per te, né che ti preoccupi per me quando i miei animi sono a terra, e ovviamente, non ti chiederò di appoggiarmi nelle mie decisioni. Non ti chiederò nemmeno di ascoltarmi quando ho mille storie da raccontarti. Non ti chiederò di fare niente, nemmeno di stare al mio fianco per sempre. Perché se devo chiedertelo, non lo voglio più.   Frida Kahlo

i sing of Olaf glad and big, di e e cummings

Una poesia di Edward Estlin Cummings (e e cummings, così si firmava), datata attorno al 1917/18, contro la guerra e per chi passa  da coscienzioso oggetto a obiettore di coscienza. Fonte di ispirazione, oggi più che mai. E anche la biografia di Cummings è straordinaria, tornerò a parlarne... i sing of Olaf glad and big whose warmest heart recoiled at war: a conscientious object-or his wellbelovéd colonel (trig westpointer most succinctly bred) took erring Olaf soon in hand; but--though an host of overjoyed noncoms (first knocking on the head him) do through icy waters roll that helplessness which others stroke with brushes recently employed anent this muddy toiletbowl, while kindred intellects evoke allegiance per blunt instruments-- Olaf (being to all intents a corpse and wanting any rag upon what God unto him gave) responds, without getting annoyed "I will not kiss your fucking flag" straightway the silver bird looked grave (departing hurriedly to shave) but --though al...

La parola "amore"

 C'è una parola, fra tutte quelle che fanno parte della lingua italiana (ma il discorso è valido in qualsiasi Paese) che dovrebbe essere usata con grande attenzione, se non addirittura con parsimonia. E' la parola "amore". Invece, la sento pronunciare fin troppo spesso e volentieri, quasi come un modo di dire o perfino un intercalare. Mi insospettisce e infastidisce ascoltare parlare in questo modo, udire chiudere una frase con un "ti amo" detto senza consapevolezza, senza prima sentire nel profondo il sentimento stesso che si sta esprimendo. Senza il fremito che la detta. Non dico che chi pronuncia certe frasi lo faccia senza una ragione o una convinzione, o, appunto, un sentimento. Ma dire "ti amo" ogni due minuti e in ogni frase, ai figli come al cane, al criceto o al compagno, ne svilisce il significato, lo rende meno profondo, meno sentito, meno struggente, meno sofferto, come invece l'amore dovrebbe essere. Dire "amore mio" o ...

Erano i capei d'oro a l'aura sparsi...

 'Erano i capei d'oro a l'aura sparsi...': basta soltanto questo primo verso del sonetto di Petrarca ed è sufficiente l'imperfetto del verbo essere per proiettarci in un tempo distante, ormai lontano, celeste soltanto nella memoria e oggi più che mai caduco, come qualsiasi cosa terrena, sia essa perfino la donna amata. Basta questo tempo remoto e imprecisato a staccare il ricordo di 'uno spirito angelico' dalla realtà di oggi, dove la vecchiaia ha il sopravvento e all'amore... non resta che essere terreno. Mio figlio domani ha una verifica di letteratura a scuola e mi ha voluto ripetere ciò che aveva studiato dell'autore de Canzoniere. Il componimento numero 90 da lui citato ha suscitato in me vaghi e lontani ricordi e molte suggestioni, che ben presto hanno abbandonato il poeta del dubbio per riferirsi esclusivamente a lui. E così, com'è già capitato in altre occasioni, di punto in bianco me lo sono ritrovato ancora una volta già grande, più di ...

Il mio orologio dovrà ricordarmi anche questo

 Furono anni e anni, di tempo perso, e di giorni e di ore ormai andate. Per questa ragione, al termine di un periodo tanto lungo, decisi di regalarmi un orologio. Quello che porto al polso lo scelsi con la carica manuale e la marca la decisi per fare un omaggio a Philip Roth, che ne parlò bene, e poi non costava tanto. Avevo deciso che il gesto di caricarlo avrebbe avuto lo scopo di ricordarmi ogni mattina che non avrei dovuto più sprecare il mio tempo. Il tempo con cui caricavo il mio orologio, mi sarebbe stato restituito, giro dopo giro delle lancette, avvitamento dopo avvitamento della corona, sotto forma di promemoria... o perfino di monito. Con quel gesto di caricarlo, cercavo, nei limiti del possibile, di diventare padrone del mio tempo, di decidere io stesso dove voler essere in ogni determinato momento della mia vita. Quest'anno per il mio compleanno, molti anni dopo essere nato, molto tempo dopo altrettante vite, c'è poco di nuovo da potersi regalare, si finisce per ri...

Preghiera di Natale contro la guerra

Io che quella sera era una festa, perché ogni figlio era Gesù bambino. E che restavo a bocca aperta quando tutto era una promessa. E sorridevo a guardare i vecchi e a sentire il loro odore. E ad accorgermi di tanta ottusità dall'altra parte della tavola. E a trovarla divertente, nonostante tutto. Io che già vedevo, in un frammento di dolcezza improvvisata, lo sguardo rimediato all'ultimo, gli occhi ancora arrossati. Proprio io, adulto da un giorno all'altro, ché il Natale l'ho sepolto ormai, una sera di tanti anni fa assieme alla fraternità. Io che non prego mai, vi prego di non pensare, per una volta soltanto, di essere dalla parte giusta. Vi imploro di mettere da parte le vostre sacre religioni e ragioni. Vi domando di spogliarvi delle vostre divise e dei vostri credo. E di pensarvi ancora uguali agli altri, a quelli dietro la tavolata e alla barricata. Vi chiedo di mettervi anche voi a nudo, nudi sul pagliericcio. E di tornare a essere bambini. (2023)