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Quando è il padrone a mordere il cane

Alla scuola di giornalismo insegnano che un cane che morde il padrone non è una notizia quanto lo sarebbe se fosse il padrone a mordere il cane. E' un'eventualità che difficilmente può realizzarsi, però può capitare, così come tante altre cose straordinarie che accadono: l'importante è saperle cogliere, e non è una cosa assurda sottolinearlo, perché lo straordinario non è tanto l'evento inverosimile dell'esempio citato, che sarebbe vistoso di per sé e che dunque non necessiterebbe di essere strombazzato, quanto ciò che si nasconde nell'ordinario: di quest'ultimo è difficile ma bisogna accorgersi. Ovvio che le situazioni straordinarie, proprio perché sono tali, fanno notizia. Tuttavia, se dovessimo basarci sull'attesa di certi miracoli, non esisterebbero né giornali, né televisioni e né social. A farla da padrona, nei media, è infatti l'ordinario: sia le pagine che i palinsesti vanno riempiti nella loro lunghezza e durata, la pubblicità pretende conte...
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Temo ogni goccia di pioggia che possa uccidermi

La persona che amo Mi ha detto Che ha bisogno di me. Per questo Faccio attenzione a me stessa Guardo dove metto i piedi e Temo ogni goccia di pioggia Che possa uccidermi. In tempi di strategie Seo, credo ci sia qualche algoritmo in grado di leggere perfino i pensieri e i sentimenti. Quello espresso in questa poesia del 1937 da Bertolt Brecht, e che mi è capitata sotto gli occhi, descrive esattamente ciò che da sempre penso (e che fino a poco tempo fa cercavo di spiegare) riguardo l'amore e cioè che bisogna tenere a se stessi anche per chi ti ama.  La poesia si chiama 'Da leggere al mattino e alla sera' (il titolo è un invito, una specie di preghiera, un mantra) e dice una cosa semplice: amare significa restare in vita per chi ti ama (sia esso un figlio, un genitore, un compagno o perfino un cane). Vuol dire salvaguardarsi, non tanto per se stessi, ma soprattutto per chi "mi ha detto che ha bisogno di me".  Se si ama, c'è una responsabilità verso chi a sua volt...

Sguardi

Sono sempre stato portato a farlo, ma ho capito che è del tutto inutile erigere monumenti, restare aggrappati al passato: i vecchi morti devono lasciare spazio ai nuovi perfino nei cimiteri, figurarsi se questo non accade con i vivi. Non ci rassegniamo alla morte e l'amore non è che una promessa d'eternità impossibile da mantenere. A restare, dopo il sogno di immortalità, è un mediocre ma realistico istinto di sopravvivenza. So finalmente che il nostro è semplicemente un passaggio, che prevede soltanto il tempo di uno sguardo sulle persone e sul mondo. Mi sta bene così, questa consapevolezza amara piuttosto che un'illusione drogata. Dell'ultimo viaggio, mi resta il mio stesso sguardo su Guernica, sulla guerra e sullo strazio, le bocche aperte e lacerate dall'urlo. La mia necessità improvvisa, trattenuta, di piangere, inconcepibile in pubblico, senza un motivo apparente o per ogni possibile, intima ragione. Ricordi sfocati, evocazioni indefinite. Ad ogni modo, un pas...

I nuotatori

"Forza, che ce la facciamo anche oggi". Dico così, quando lo incrocio, a un mio conoscente che incontro spesso al parco, commentando il caldo che questo pomeriggio colpisce sia noi che i nostri cani, tutti i giorni a passeggio su prati ormai arsi dal sole. Lui mi risponde con un consiglio, quello di portare, quando ho tempo, Spot al lago, in un posto allestito per i cani, dove può fare il bagno. Al che gli confesso le mie resistenze riguardo i laghi, gli dico che li trovo luoghi con poca ventilazione, perché spesso sorgono all'interno di una conca, a volte, come quelli vicino Roma, nel cratere di un vulcano spento. "E poi - aggiungo - non mi piacciono i posti cinocentrici, dove tutto ruota attorno al nostro amico a quattro zampe, e dunque non c'è spazio per le persone, almeno per quelle intenzionate a rilassarsi e a godere un po' del fresco anche loro".  Obietta che il lago di cui mi sta parlando "è ventilato, si sta bene, meglio che al mare". ...

Tu sei andata via, né io ti ho aspettata

Non ho mai visto una panchina  che di notte si schiodi dal terreno  e se ne vada in giro per il parco.  Eppure, nelle assi dilatate dalla pioggia  e bruciate dal sole leggo un volto che ha rughe di legno,  lisce grazie a uno scultore  che non usa scalpelli e lime,  ma la forza del tempo e dell'attesa.  E che è bello accarezzare  con la mano della memoria. Saranno passati almeno dieci anni  da quella sera di ottobre.  Eravamo più giovani  e al culmine della felicità,  ma con nell'animo un vago e immotivato  presagio di caduta.  Tu sei andata via e non sei più tornata,  né io ti ho aspettata. La panchina era ferma al suo posto  già prima di noi.  Ed è ancora lì, sopra l'erba ora verde e adesso gialla,  indifferente al passaggio delle stagioni,  di chi si siede o semplicemente le passa accanto. Ed è come se in tutto questo tempo nulla d’importante sia mai accaduto. Il legno adesso  fa c...

Con tutta l'acqua che scorre sopra il letto del fiume

"Cosa te lo ha fatto venire in mente?", mi ha chiesto una mia amica. "Perché ' Quell'appagante ignoranza spacciata per sapienza '?". "E' una riflessione nata dopo aver letto il racconto di Anton Zimmerman 'Con tutta l'acqua che scorre sopra il letto del fiume'. Non so se conosci questo autore. Ha scritto 'La mescolanza' e a me è piaciuto molto. Le sue storie sono spesso da interpretare. Anche se lui, nel corso della narrazione, propone numerosi spunti e concetti chiave, e anche proprie riflessioni, che il lettore può decidere di condividere o meno.   Il tema del racconto è quello della fine di un presunto amore e accenna soltanto (gli interessa che il lettore intuisca e non che sappia esattamente come siano andate le cose) all'opposta concezione che i due protagonisti hanno di questo sentimento, con lui che lo considera pieno di implicazioni e di promesse da mantenere, mentre lei lo ritiene qualcosa di poco impegnativo, ...

Quell'appagante ignoranza spacciata per sapienza

E' stato durante una recente passeggiata lungo il fiume, che hanno preso vita i pensieri che mi accingo a scrivere. E anche adesso, nel momento stesso in cui lo faccio, so di non essere esente da ciò che sto per dire. Qualsiasi affermazione, non fosse altro che per il fatto di essere parziale, contiene un margine di errore. Non esiste una frase, non un giudizio, che possa esser considerata giusta al cento per cento. Da una parte siamo ignoranti, dall’altra presuntuosi, da un’altra ancora distratti oppure illusi, inconsapevoli, incoscienti. Ma è quando mostriamo opportunismo che le cose precipitano.  Non mi riferisco a quella qualità, che il più delle volte è considerata un difetto, di saper cogliere un’opportunità, un’occasione, per sfruttarla a nostro vantaggio. Penso piuttosto a chi è opportunista del modo di parlare, a chi, dopo averla decostentualizzata, sfrutta quella certa parola per ottenere una ragione che altrimenti non avrebbe mai. Prendi un termine, estrapolalo dalla fra...

Non ti chiederò

Non ti chiedo di darmi un bacio. Non chiedermi scusa quando penso che tu abbia sbagliato. Non ti chiederò nemmeno di abbracciarmi quando ne ho più bisogno, non ti chiedo di dirmi quanto sono bella, anche se è una bugia, né di scrivermi niente di bello. Non ti chiederò nemmeno di chiamarmi per dirmi com’è andata la giornata, né di dirmi che ti manco. Non ti chiederò di ringraziarmi per tutto quello che faccio per te, né che ti preoccupi per me quando i miei animi sono a terra, e ovviamente, non ti chiederò di appoggiarmi nelle mie decisioni. Non ti chiederò nemmeno di ascoltarmi quando ho mille storie da raccontarti. Non ti chiederò di fare niente, nemmeno di stare al mio fianco per sempre. Perché se devo chiedertelo, non lo voglio più.   Frida Kahlo

i sing of Olaf glad and big, di e e cummings

Una poesia di Edward Estlin Cummings (e e cummings, così si firmava), datata attorno al 1917/18, contro la guerra e per chi passa  da coscienzioso oggetto a obiettore di coscienza. Fonte di ispirazione, oggi più che mai. E anche la biografia di Cummings è straordinaria, tornerò a parlarne... i sing of Olaf glad and big whose warmest heart recoiled at war: a conscientious object-or his wellbelovéd colonel (trig westpointer most succinctly bred) took erring Olaf soon in hand; but--though an host of overjoyed noncoms (first knocking on the head him) do through icy waters roll that helplessness which others stroke with brushes recently employed anent this muddy toiletbowl, while kindred intellects evoke allegiance per blunt instruments-- Olaf (being to all intents a corpse and wanting any rag upon what God unto him gave) responds, without getting annoyed "I will not kiss your fucking flag" straightway the silver bird looked grave (departing hurriedly to shave) but --though al...

La parola "amore"

 C'è una parola, fra tutte quelle che fanno parte della lingua italiana (ma il discorso è valido in qualsiasi Paese) che dovrebbe essere usata con grande attenzione, se non addirittura con parsimonia. E' la parola "amore". Invece, la sento pronunciare fin troppo spesso e volentieri, quasi come un modo di dire o perfino un intercalare. Mi insospettisce e infastidisce ascoltare parlare in questo modo, udire chiudere una frase con un "ti amo" detto senza consapevolezza, senza prima sentire nel profondo il sentimento stesso che si sta esprimendo. Senza il fremito che la detta. Non dico che chi pronuncia certe frasi lo faccia senza una ragione o una convinzione, o, appunto, un sentimento. Ma dire "ti amo" ogni due minuti e in ogni frase, ai figli come al cane, al criceto o al compagno, ne svilisce il significato, lo rende meno profondo, meno sentito, meno struggente, meno sofferto, come invece l'amore dovrebbe essere. Dire "amore mio" o ...