L’argomento della conversazione fra Roberto e me viene fuori ‘del tutto casualmente’, qualche giorno fa. Di solito, quando ci incontriamo, dopo esserci salutati scambiamo poche parole e poi ognuno di noi fila dritto per la sua strada. Invece, l’altra volta ci mettiamo a chiacchierare un po’ di più e non so nemmeno io quando il mio amico inizia a parlarmi, e perché lo faccia, del suo problema: la dislessia. Non avrei mai immaginato, se prima non me lo avesse detto, che Roberto fosse dislessico. “Ma – mi assicura – lo sono, eccome. Non sai che sforzi ho compiuto per riuscire a parlare correttamente”. “Beh – gli dico – visto che ora ti esprimi bene, vuol dire che hai superato le tue difficoltà e che non soffri più di dislessia”. “Le cose non sono così semplici come possono sembrare – mi spiega -. Ogni volta che dico una frase devo stare attento a non sbagliare. Ora sono soltanto più allenato di prima, ma dalla dislessia non si guarisce mai”. “Di norma, quando si parla o si legge – mi fa
appunti di viaggio di Cristiano Camera