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L'idea sbagliata dell'acqua

L’idea dell’acqua è sempre sbagliata: non c’è modo di parlarne senza incappare in qualche errore. Il fatto è che si tratta di un fluido, dunque di qualcosa che non può restare fermo, neanche per un attimo, nemmeno per il tempo di definirla. Perfino uno stagno non è statico, sia perché la pioggia lo alimenta e sia perché il sole lo fa evaporare. Ricordo quando, tempo fa, vidi l’Arno: era un fiume senza direzione talmente pareva immobile, mentre, senza accorgermene, la corrente lo traportava verso il mare. Ero io a essere rapito dall’istante, a non badare al corso dell’acqua, al suo istinto innato di sfociare altrove, lontano da me.  A proposito di un’altra occasione e di un altro fiume, il Tevere, quella volta più gonfio del solito a causa della pioggia dei giorni precedenti, dicevo altrove che “non c’è differenza di acqua tra un fiume e un oceano, perché il primo è il preludio del secondo, e senza l’uno non potrebbe esistere l’altro... Non capire che il fiume è la stessa cosa del mare

Campane di vetro

Mi passano per la testa tante cose in questi giorni che precedono il secondo lockdown nel quale fra poche settimane saremo costretti a vivere. Lo dico senza paura, e anzi con il desiderio di essere smentito dai fatti, ma è la soluzione della chiusura generalizzata quella a cui stiamo per giungere, purtroppo non vedo alternative percorribili al momento. Forse non si utilizzerà più questo termine anglosassone divenuto ormai un tabù e se ne adopereranno altri più o meno edulcorati per parlarne. Fatto sta che per salvare la vita si dovrà sacrificare l'economia e la socialità, poiché senza la prima non esistono nemmeno le altre due. Però, mi domando, che vita è quella di chi è isolato ? Che esistenza conduce colui che è allontanato dalle proprie relazioni ed affetti? Persiste un possibile collegamento fra la persona e il mondo esterno che vada oltre la costrizione fisica alla lontananza?  Mi sono chiesto: è davvero confinato chi vive in una bolla? Non lo credo affatto e penso anzi che è

Ventesima lettera: le poche cose che so dell'amore

Di questo argomento abbiamo parlato già altre volte, perfino quando eravate molto piccoli. Non lo esaurimmo allora, quando dicemmo che l'amore è il vento , né lo definiremo ora che siamo tutti, io incluso, un po' più maturi di prima. Credo infatti che l'amore sia il sentimento per antonomasia, dunque qualcosa che si "sente" e che si percepisce, ma che in definitiva è difficilmente rappresentabile con le parole. Ha talmente tante facce, ha mille significati, moltissimi modi di essere, che è impossibile trovare una parola o una frase che riesca a decifrarlo. La pura verità, infatti, è che l'amore è amore, non ha spiegazione, non ci sono giri di parole. Esistono le sue manifestazioni, oltre a ciò che si prova, ma non ci si può ragionare molto sopra.  C'è l'amore fra genitori e figli, e già all'interno di questo esistono differenze fra quello provato dai primi e quello sentito dai secondi, e c'è quello di coppia, anch

Ritorni

La giornata era piovosa. Era l'esatto opposto dei giorni di sole appena trascorsi. Segnava il limite fra l'estate e l'autunno. La fine di qualcosa e, insieme, un nuovo inizio. Ho aperto la porta di casa. Sono entrato in punta di piedi. I nostri sguardi hanno avuto occhi soltanto per noi stessi. Le braccia hanno accolto quelle dell'altro. Ci siamo capiti senza bisogno di parlare a lungo. Nessuna domanda: conoscevamo già ogni risposta.  Abbiamo sorriso. Ed era una contentezza così struggente da lasciarci senza fiato. La felicità di chi sa, senza dirlo e nemmeno pensarlo, che ogni cosa bella vive comunque per un attimo, anche se dovesse durare un'eternità. Un frangente troppo breve.  Il silenzio era vibrante. A volte si scioglieva in parole superflue, come fa il vento che non ha corpo e che scompare, subito dopo aver sfiorato i capelli.

Conchiglie

Il mare si è ritirato e adesso è lontano. Sulla sabbia restano i gusci vuoti di conchiglie che un tempo erano vive.  Le nostre impronte hanno fatto il giro del mondo, ma la loro comparsa è stata breve, non ci sono più, fanno parte di ieri. Fra poco qualcun altro calpesterà lo stesso suolo, farà solchi più profondi, che non dureranno a lungo. Non c'è ritorno che assomigli a un altro, perché noi stessi mai siamo quelli di prima. Ho lasciato una felicità per trovarne un'altra. Ho scambiato assenze con altrettante assenze. Ho trovato sorrisi che un attimo dopo ho perduto.  Il sole illumina i nostri corpi, li rende materia. Ma proietta anche il buio, oltre le nostre spalle. Ombra a volte più concreta della materia stessa. Viviamo fra la luce e l'oscurità, ma anche quest'ultima è bella, perché rassomiglia incredibilmente alla marea e alle conchiglie senza più forze.  Respiriamo perché qualcuno ci rende vivi.  Siamo gusci abbandonati sulla spiaggia, nell'

Ho davanti agli occhi il colore dell'estate

Ho davanti agli occhi il colore dell'estate, quello dell'erba arsa. Non è l'azzurro del mare, né il verde di un passo alpino: questi sono i colori dei vacanzieri, o di altre stagioni, meteorologiche o della vita.  Il sole ha bruciato la collina e la terra si porta addosso un mantello di paglia. Il cane corre su e giù, ha ancora la forza della giovinezza e la voglia di scoprire se, sotto la coltre del prato secco, è rimasto qualche germoglio verde, intravisto a primavera e di cui forse conserva ancora un ricordo vivo. Non sa, il cane, che un germoglio, proprio perché è tale, non può essere oggi quel che era soltanto ieri, né che domani sarà altra cosa da ciò che è oggi.  Il cane vive in un eterno presente, nel quale ritrova, tutte assieme, le cose di ieri e quelle di domani. I suoi ricordi, così come le sue attese, sono senza tempo e indistinte dall'oggi. Non ha una cognizione del tempo che è passato, né di quello che deve ancora giungere. Ecco perché il nostro

Dove eravamo rimasti?

Le formiche formano due file parallele, lungo il tronco del salice vicino alla spiaggia. Quella di sinistra si dirige verso la chioma, l'altra verso la terra. Le osservo come potrebbe fare un bambino rapito da una cantilena, attratto dalla continuità ininterrotta dell'andirivieni: nel loro percorso formano un cerchio oblungo e stupidamente mi chiedo che senso abbia salire, per poi scendere e dopo ritornare, ancora una volta, su in cima.  Vanno e vengono, le formiche, senza di fatto spostarsi dal loro albero. Sempre lì stanno, anche se in movimento e pure se si adoperano e si affannano tutto il giorno. Lo sappiamo che questi insetti sono i campioni della fatica e della laboriosità. Siamo stati noi uomini a definirli così, cercando un modello di sacrificio a cui ispirarci, un esempio da ricordare, non se lo sono certo detti da sé che loro lavorano mentre le cicale cantano, tanto per autocelebrarsi e per mettere in cattiva luce un altro insetto che non ha mai fatto loro del

Fra terra e cielo

Hanno più di quattrocento anni questi amici che incontro ogni giorno. Dieci platani monumentali che, con i loro rami, in questa stagione ricoperti di foglie, dipingono il cielo di verde e, con la loro ombra, rendono la terra ancora più scura. Si stagliano verso il sole, come qualsiasi essere che abbia un minimo di aspirazioni, ma hanno anche i piedi ben piantati al suolo, proprio come quelle persone che, pur viaggiando con la fantasia, di ogni viaggio sanno riconoscere sia l'andata che il ritorno e magari sanno anche che i viaggi senza ritorno, come spesso li chiamiamo, non esistono, mentre invece è vero esattamente il contrario, ché soprattutto esistono viaggi senza andata, verso mete dove non sappiamo giungere.  Un viaggio, infatti, non è una rincorsa alle novità, ma un desiderio di conferme, che se arrivano siamo fortunati, ma che il più delle volte ci deludono. Un viaggio non è altro che la ricerca della nostra infanzia, il tentativo di trovare luoghi familiari in altri p

Coronavirus: tutela della salute o della bigenitorialità?

Riprendo integralmente un interessante articolo pubblicato da ISP Notizie, autorevole rivista dell'Istituto di Studi sulla Paternità, sul conflitto fra il diritto alla salute e la tutela della bigenitorialità durante il distanziamento imposto dal Governo per l'emergenza coronavirus. La pubblicazione, a firma dell'avv. Gianluca Aresta, cita molte volte l'intervista all'avv. Laganella  apparsa su questo blog qualche settimana fa. "La pandemia che tanto crudelmente e senza preavviso ha invaso il nostro Paese, paralizzato la nostra quotidianità, violentemente aggredito e intimamente cambiato (forse per sempre, forse “solo” per un prossimo lungo periodo) le nostre abitudini sociali e la nostra organizzazione di vita quotidiana, ha trascinato con sé una molteplicità di eterogenee problematiche che hanno impegnato i più attenti osservatori della realtà sociale e giuridica. Particolarmente interessante (e, per certi versi, preoccupante) l’apparente conflitto fra

Oltre la siepe

Ce ne vuole sempre una per iniziare qualsiasi cosa, anche un discorso, ma questa volta ne ho almeno tre di occasioni: L'infinito di Leopardi, citato da un'amica al parco, I Dieci Comandamenti,  raccontati da Benigni e che abbiamo visto alla tv l'altra sera, alcune raccomandazioni fatte lo stesso giorno ai miei figli. La siepe è quell'ostacolo che abbiamo tutti davanti agli occhi e che non ci permette di vedere, oltre di essa, il resto del mondo. Ma è anche uno stimolo per l'immaginazione, l'ipotesi per andare avanti, per varcare il confine fisico e il limite mentale. Un viaggio interiore, per Leopardi, ma anche la possibilità, per tutti noi, di espandere i nostri orizzonti, per metterci in comunicazione con qualcosa che non conosciamo, ma verso cui fin dalla preistoria dell'uomo ci spingiamo, oltre la nostra frontiera individuale. Qualcosa più grande di noi, l'ignoto o l'infinito, appunto. Ovvero, la divinità, che è presente, anche in senso laic