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Ti ho mai parlato di Paffi?

  Chi era questa Paffi e perché mi torna in mente, dopo quasi quarant'anni, una ragazza della quale ricordo soltanto il soprannome? Era una studentessa di un'altra sezione delle medie, che nei corridoi della scuola incrociai poche volte e che, se la dovessi rincontrare oggi, neanche riconoscerei. Facemmo il viaggio scolastico di terza insieme, la sua classe con la mia, e io capitai nel suo stesso scompartimento del treno. Inutile dire quanto mi piacesse, superfluo e poco credibile, per chi ha dimenticato certi batticuore, affermare che mi innamorai di lei non appena i nostri sguardi si incrociarono. Ma gli adolescenti si innamorano a prima vista, sarà capitato a ognuno di noi e non una volta soltanto. Non ne ricordo il nome, come ho detto, perché la conoscevo come Paffi, ma il viso ce l'ho ancora bene in mente: tondo, gli occhi grandi color nocciola, la carnagione chiara, i capelli neri, lunghi e lisci. Indossava una felpa fucsia, leggera, sopra ai jeans aderenti, blu scuro

Il buco

  Mi hai detto che osservi il futuro oltre un buco, dalla tua posizione presente, al di qua di esso. E mi hai raccontato la tua bella visione, la tua immaginazione, che non può che farmi piacere.  Il bello di adesso, anche domani... non vorrei altro. Hai ribadito che per te il passato non ha importanza e che non per niente ha il nome di "passato", perché quel tempo è trascorso, è andato via, quindi non è più importante, non deve influenzarci troppo. Non ce la faccio a pensare al passato nei tuoi stessi termini: per me, perfino gli occhi, che sono frontali e che quindi guardano inevitabilmente davanti a sé, sono lo sguardo di chi ha già vissuto. E proiettano noi stessi oltre quel buco, non un'altra cosa: noi, siamo sempre e soltanto noi. Perché ciò che scorgono, i nostri occhi lo interpretano sulla base di quel che già sanno, mentre ciò che non vedono lo possono immaginare partendo dalla propria fantasia. Il che non vuol dire necessariamente essere astratti, dato che anche

Charlie

Non dire una parola non parlargli non guardarlo non dargli n iente Girati dall'altra parte non cambierà nulla non possiamo fare nulla Ho portato con me i suoi occhi e le orecchie basse E la sua attesa di qualcuno che non è mai arrivato Sarei potuto essere io Una volta gli ho regalato un sorriso e in cambio ho ancora la sua amarezza legata alla catena. (2022)      

Frammenti d'estate

  Ci siamo stupiti quando delle persone che non conoscevamo ci hanno offerto i loro panini durante una passeggiata in un bosco. Ricordo le mani, intente a coprire bocche senza denti, quando sorridevano. Anche il vino fatto da loro ci hanno regalato, se ne avessero avuto dell'altro ci avrebbero dato anche quello. Avrei voluto ricambiare, non sono abituato a prendere senza a mia volta dare, ma non avevo nulla con me, se non la mia riconoscenza, il mio stupore e questa storia che immaginavo di raccontare. Mentre ce ne andavamo, ci siamo detti che sarebbe bello rincontrali fra un anno, come vecchi amici che si ritrovano per caso. Sapevamo il nome del posto, ma ugualmente siamo partiti senza conoscere dove stessimo andando, perché il nome la prima volta non dice nulla, mentre soltanto successivamente è capace di raccontare. Adesso che conosciamo anche il luogo, quando lo facciamo, finalmente sappiamo di che stiamo parlando: soltanto di un frammento, di una parte della nostra vita nella

L'albero delle fate

Se ne sta in mezzo al bosco, senza fare nulla, e questo è il suo unico merito, non ne ha altri.  Il pino bianco è alto 35 metri e largo 6, ed è soltanto per questo che è guardato come un miracolo vivente. Solamente perché è un'eccezione: gli altri alberi vicini e nati dopo sono infatti molto più piccoli di lui, che invece è semplicemente un miracolato, uno che quando gli stessi, che ora lo ammirano, hanno tagliato il bosco, se ne stava in disparte.  Uno che, senza cercare di fuggire, sfuggì all'attenzione di chi aveva distrutto tutto.  Gente distratta allora non meno di quanto è distratta oggi. È paradossale infatti stupirsi per ciò che è spontaneo e naturalmente bello, quasi pensassero che la bellezza possa dipendere esclusivamente dalla nostra opera. E invece, più spesso, la bellezza è ciò che si lascia al suo posto, crescere come vuole, nessuna interferenza e cambiamento imposto. Esattamente come una promessa rispettata, senza nemmeno essere mai stata pronunciata. Perché par

S., R. e il cane

Chi sono S. ed R.? Sono l'autore e la destinataria di quella che vorrebbe essere una promessa d'amore, fatta qualche giorno prima del loro matrimonio, ma che in realtà non è altro che una richiesta di comprensione di fronte ad alcune eventualità già capitate nel corso di un certo numero di anni di fidanzamento. Chi scrive sta mettendo le mani avanti, dicendo che potrebbe succedere di tutto, che "potrei fare chissà cosa, ma tu, da ora in poi, non dubitare di me, credimi e amami lo stesso". Chi scrive chiede fin da subito che lei in futuro accetti ogni sua giustificazione. E questo perdono al buio, prestabilito, la comprensione nonostante tutto, già programmata e pattuita, è per me un fatto inaccettabile.  Amore per sempre, amore malgrado e di fronte a tutto, è per me un ossimoro, almeno quanto l'amore teorizzato, quello soltanto detto, e che poi nella pratica, nel tempo, non ha riscontro con la realtà, nei gesti quotidiani. Per me l'amore si compone di fatti, n

L'aquilotto

E' ancora piccolo l'aquilotto prima di spiccare il volo. Indugia, dubita, quasi tornerebbe indietro. Il tuo sguardo adesso pone domande che non trovano spiegazioni. E attraversa oggetti e persone come fossero d'aria. Indugia, dubita, quasi tornerebbe indietro. senza attendere risposte. Non sai che su quella stessa aria  le ali fanno forza per volare.   (2021)  

D'estate in giro per Roma

Ad agosto la città è una scoperta. Sono già un paio di volte che la sera me ne vado in giro per il centro assieme a Spot. Tre ore di passeggiata per vie e piazze di Roma piene di turisti nei bar e nei ristoranti all'aperto o che come me camminano e si godono un frangente di vita ritrovata. E' proprio questo aspetto che mi colpisce mentre ceno con un gelato: quello felice delle persone che incrocio. Osservo i ragazzi che si amano, gli sguardi che non hanno altri occhi che per quelli che hanno di fronte ai loro. Dev'essere l'aria fresca della sera o il fatto che d'estate la luce fa un altro effetto, ma mi sembrano tutti bellissimi, direi addirittura immortali, nel loro tempo fermo che vivono nella pienezza del momento. E penso a quella storia assurda e che ogni tanto qualcuno racconta, che al mondo siamo in tanti, quasi otto miliardi, e che quindi ci sono storie d'amore pronte a sbocciare ovunque e con chiunque. Tutte sciocchezze, mi dico a bassa voce. Perché se è

Il re Demetrio

...aveva un animo grande, anche se dissero che non si stava comportando come un re... "Quando i macedoni lo abbandonarono dimostrando di preferirgli Pirro, il re Demetrio  (aveva un animo grande)  non si comportò affatto - così dissero - come un re. Si tolse le vesti d’oro e gettò via i calzari di porpora.  Indossò rapidamente abiti semplici e si dileguò. Proprio come un attore che, finita la rappresentazione, si cambia d’abito e se ne va". (Konstantinos Kavafis - 1906)

Campane di vetro, bicchieri di cristallo

I bicchieri sono sul tavolo. A distanza di giorni, voglio  immaginarli ancora così, per ragioni sceniche, uno ancora in piedi e mezzo pieno, quasi nessuno abbia avuto il tempo di svuotarlo, l'altro a pochi centimetri di distanza, sdraiato sulla tovaglia, come se qualcosa sia andato storto e sia caduto e nessuno lo abbia poi raccolto. C'è  una nube giallognola che parte dalla sua imboccatura per disperdersi in un vago triangolo rovesciato, che ora è asciutto. I bicchieri sono leggeri, di cristallo, è fondamentale che per adesso si tenga conto esclusivamente della trasparenza della materia di cui sono fatti. Significa soffermarsi soltanto su di essi e non guardarvi attraverso, come fossero una lente.  L'indicazione è dunque quella di trattenersi un attimo prima, senza andare oltre con lo sguardo, evitando di scorgere qualsiasi oggetto che comparisse oltre di loro, attraversandoli con la vista. Per fare diversamente, per trascurarli considerandoli un mezzo, ci sarà tempo, bast