Passa ai contenuti principali

Post

Case per padri separati

Vita non facile, quella dei padri separati, spesso stretta fra difficoltà economiche e figli visti col contagocce. L'Assessorato alle Politiche Sociali del Campidoglio si è posto il problema e ha pensato ad una prima soluzione concreta: un "alloggio di transito" con mini-appartamenti per papà separati e single, dove passare il tempo con i bambini come in casa. La "casa" potrà accogliere fino ad un massimo di venti padri, residenti a Roma e in temporanea difficoltà economica. Ognuno potrà restarvi – con facoltà di ospitare i figli – per non più di un anno (ma il limite è superabile in casi di particolare difficoltà, documentati e autorizzati dal Dipartimento Politiche Sociali). Con un contributo di 200 euro al mese si potrà risiedere in uno dei piccoli appartamenti, dotati di angolo cottura, camera da letto, saloncino con tv, bagno e lavatrice. Il complesso avrà giardini e spazi per il gioco dei bambini. Al suo interno, operatori sociali e psicologi daranno assis

"Aiutateci a prendere il killer"

"Aiutateci a prendere il killer". E' questa la motivazione ufficiale con cui ieri la Procura di Napoli ha diffuso il video dell'uccisione di un uomo in un vicolo del capoluogo partenopeo. L'esecuzione si è vista integralmente su tutti i principali siti d'informazione, parzialmente su tutti i tg e la sequenza fotografica oggi primeggia su tutte le prime pagine dei quotidiani. Ma a stupire non è soltanto la freddezza dell'assassino e la naturalezza con cui in pochi secondi egli tolga la vita a un altro uomo. A colpire, più della sua pistola, è soprattutto la tranquillità e la mancanza di scrupoli da parte di tutto il sistema dell'informazione nel trasmettere le immagini di quello che, più che un regolamento di conti, sembra un gioco da bambini. Gioco da bambini, appunto. Non mi dilungherò molto oltre, ma voglio premettere che chi parla è contrario a qualsiasi forma di censura e ritiene che l'opinione pubblica debba esser messa a conoscenza di ogni fa

E' già tempo di ricordi

Alcuni momenti nella vita sono come dei segnalibri: sono talmente importanti da funzionare da spartiacque, fra il prima e il dopo. Alcuni ricordi scandiscono il nostro tempo, sono come i cerchi rossi che si tracciano su certi giorni del calendario appeso in cucina. Finito l'anno, puoi buttarlo via ma ti accorgi che le macchie del pennarello hanno oltrepassato la carta su cui erano scritti i mesi e adesso restano, indelebili, sul muro a cui il calendario era attaccato. Non ho dubbi: il momento fondamentale della mia vita è stato la nascita di Dodokko e da quell'istante in poi la mia esistenza è stata scandita da questa nuova persona. Da quel momento, nel pensare o nel parlare di qualsiasi cosa, è esistito soltanto un prima di Dodokko e un dopo la sua venuta al mondo. Mio figlio è diventato il punto di riferimento, il termine di paragone, la nuova centralità della mia vita, il baricentro su cui mi appoggio e che mi fa restare in piedi. Ma ora mi stupisco un po' di come sia po

Televisione talebana

Ora non ricordo bene come iniziò tutto. Forse molto semplicemente: la tv, di punto in bianco, si spense, smise di funzionare e lui non ne acquistò mai più un'altra. Ho bene in mente invece la moglie di Roberto, ai primi tempi disperata, che chiedeva a quel talebano del marito di ripararla o di prenderne una nuova. Ma niente da fare e, oscillando fra l'ironico e l'adirato, Roberto rispondeva sempre che "la televisione fa male, soprattutto ai bambini" e che veicola messaggi subliminali, facendo "il lavaggio del cervello" a chi la guarda. Quando i bambini di Roberto erano molto piccoli e il mio non era ancora nato, frequentavo abbastanza spesso la casa del mio amico e trovavo le scenette di questo tipo molto interessanti, soprattutto da un punto di vista sociologico-economico. Era presente un'offerta di mercato, dei possibili consumatori e lo stesso mercato, saltato in aria però, assieme alla cintura e al kamikaze che la indossava. Restavano, così mi ap

Bimbi-chiave, bimbi-agenda e bimbi-Teletubbies

Chiamali come vuoi: bimbi-chiave oppure bimbi-agenda, tanto all'origine del problema è sempre la solitudine. I nostri figli sono soli nel tempo libero perchè quello dei genitori è un tempo che viaggia su binari paralleli a quelli su cui transita il tempo dei bambini: linee che non si incrociano mai. Se il lavoro, per gli uni, e la scuola, per gli altri, sono due sfere distinte, accettate e da cui non si può prescindere, non si capisce come mai nel dopo-lavoro e nel dopo-scuola la famiglia non si incontri. Ecco dunque - ci racconta oggi Repubblica - da cosa e come nascono le categorie di bimbi-chiave e di bimbi-agenda: i primi sono i giovanissimi che, già dalle scuole elementari, sono costretti a diventare indipendenti e che, dopo la scuola, se ne tornano da soli a casa, aprono la porta con la loro chiave e lì aspettano, tutto il pomeriggio e sempre da soli, il ritorno dei genitori. I secondi invece sono i bambini super impegnati, la cui agenda è fittissima di appuntamenti sportivi

Co-bedding, co-dreaming: dormire e sognare insieme

Nel mondo anglosassone lo chiamano 'co-bedding' o 'co-sleeping': una parola che suona strana in italiano ma che non vuol dire nulla di più che dormire insieme, in compagnia, dividere lo stesso letto. Ora non dirò se, per me, quella di dormire affianco ai propri figli nello stesso lettone sia una buona o cattiva pratica (sul tema, nel mondo, esistono correnti di pensiero opposte). Dirò soltanto che è una cosa bella, anzi bellissima per tutti: figli e genitori. E aggiungerò che questa abitudine può riservare delle belle sorprese. Come stamattina. Penso sia facile, mentre si dorme, sognare qualcuno che ti sta vicino, qualcuno a cui tieni molto e a cui vuoi bene. Qualcuno a cui dai calore e da cui ne ricevi. Bene, stamattina verso le cinque, ero intento a sognare Dodokko e avevo stampato sul mio faccione un bel sorriso (in realtà non so se fosse proprio un 'bel' sorriso, ma so che era quello tipico di chi sta facendo un bel sogno). Come lo so che mentre dormivo sorr

Pollice destro pollice sinistro, ovvero 'Dell'altruismo'

"No, perchè sei soltanto un piccolo e inutile nanetto!". Fu proprio con queste tenere parole che due estati fa una bambina di tre anni rispose a Dodokko, il quale in tutta tranquillità le chiedeva, nemmeno troppo insistentemente, di giocare con lei sul bordo di una piscina. Mio figlio aveva un anno e tre mesi e osservava, senza fare una piega e con una faccia che sembrava addirittura divertita, quella che sarebbe dovuta essere (e non lo era) una spilungona, al suo cospetto, la bimba 'tremenda' che gli aveva riservato quella risposta di gran classe. Dentro di me, invece, sentivo il sangue ribollire e mi dicevo: "Ma come è possibile che una persona così piccola d'età possa pronunciare frasi talmente cattive". Subito dopo avevo pensato all'ingenuità di Dodokko, che per fortuna non poteva capire e sentirsi offeso da tanta crudeltà. E poi, mi era venuto in mente: "Chissà se anche lui non diventi come lei fra un anno o due, egoista e senza cuore"

I bambini leggano il 'Libro degli altri'

Chissà se in futuro scoppierebbero ancora guerre di religione se, fin dalla scuola, facessimo leggere ai bambini il "Libro degli altri'. Certo è, come afferma Amos Luzzatto in un'intervista su Repubblica di ieri, che "se ai cattolici facciamo leggere il Vangelo, ai musulmani il Corano e agli ebrei la Torah, ognuno nel suo orticello didattico, l'integrazione va a farsi friggere". Secondo l'ex presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche, "non può esserci vera integrazione senza reciproca conoscenza. L'Islam lo devono studiare anche il bambino ebreo e quello cattolico. Ognuno deve poter aprire il Libro dell'altro". Insomma, un "no" secco ai ghetti culturali: soltanto stando insieme e mescolandosi, per Luzzatto "la gente può accettare che affianco al suo modo di essere e di credere, c'è un altro modo di essere e di credere. E la scuola deve fare la sua parte". A partire dalla scuola e dai bambini, dunque, potre

Padri, famiglia e lavoro

Una lettrice mi segnala una notizia apparsa oggi sul Guardian, che cita una ricerca della britannica 'Equality and Human Rights Commission': non solo le mamme, ma anche i papà desiderano un giusto equilibrio fra ruolo di genitore e carriera. Non si tratta di una rivendicazione scontata, dato che questa ha riguardato da sempre solamente le donne. Soltanto, qui cambia il punto di partenza: mentre le mamme vogliono, giustamente, anche delle soddisfazioni professionali, i lavoratori di sesso maschile vogliono, altrettanto giustamente, anche un appagamento che derivi dall'essere genitori. Il rapporto dell'EHRC 'Padri, famiglia e lavoro' sottolinea come i papà siano "sotto pressione" quanto le mamme nella gestione del lavoro e della vita familiare. Il tempo è la costante dell'insoddisfazione che ne deriva: troppo poco quello dedicato ai figli a dispetto di quello, troppo grande, riservato al lavoro, con un 54 per cento di padri con figli al di sotto dell

Luce e ombra

Ogni mattina, prima di andare all’ ‘asilo dell’obbligo’, mio figlio mi chiede di passare a vedere il mare. Ce lo porto sempre, prima di scappare al lavoro. Anche stamattina. Luce e ombra Vorrei tentare di raccontare la storia della luce e dell’ombra Parlare della tramontana che stamattina ha spazzato via ogni ipotesi di nuvola Dire qualcosa anche del mare gelido e sterminato anche se la linea di confine con il cielo è nettissima come il contorno delle figure che i bambini disegnano con una matita nera Ora vorrei provare a immaginare la cosa più difficile Gli occhi degli stessi bambini di fronte a questa meraviglia Subito dopo lo spazio che si rimpicciolisce La luce che perde intensità E soprattutto l’ombra che si disegna nei loro sguardi quando il genitore decide di far terminare lo spettacolo Come quando si spegne la tv con un clic del telecomando. (2009)