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Campane di vetro, bicchieri di cristallo

I bicchieri sono sul tavolo. A distanza di giorni, voglio  immaginarli ancora così, per ragioni sceniche, uno ancora in piedi e mezzo pieno, quasi nessuno abbia avuto il tempo di svuotarlo, l'altro a pochi centimetri di distanza, sdraiato sulla tovaglia, come se qualcosa sia andato storto e sia caduto e nessuno lo abbia poi raccolto. C'è  una nube giallognola che parte dalla sua imboccatura per disperdersi in un vago triangolo rovesciato, che ora è asciutto. I bicchieri sono leggeri, di cristallo, è fondamentale che per adesso si tenga conto esclusivamente della trasparenza della materia di cui sono fatti. Significa soffermarsi soltanto su di essi e non guardarvi attraverso, come fossero una lente.  L'indicazione è dunque quella di trattenersi un attimo prima, senza andare oltre con lo sguardo, evitando di scorgere qualsiasi oggetto che comparisse oltre di loro, attraversandoli con la vista. Per fare diversamente, per trascurarli considerandoli un mezzo, ci sarà tempo, bast

Qui e ora, al di qua della siepe

  L'altro giorno sono andato a casa di Nicola, a mangiare il suo pollo speziato. È una ricetta marocchina di cui il mio amico va fiero, almeno quanto per Leopardi. A cena infatti si finisce come sempre per parlare del poeta di Recanati e dell'Infinito. Colpa delle spezie oppure mia, che sollevo la questione, il tema è l'hic et nunc, il qui e ora, l'istante da vivere con pienezza e leggerezza, senza la testa altrove, cosa complicata, per quanto mi riguarda. E gli faccio notare che, se nella poesia di Leopardi il momento trova spazio sull'ermo colle e al di qua della siepe, oltre di essa c'è l'infinito che egli predilige: l'istante è un pretesto, l'occasione per intravedere e ritrovarsi, al di là di esso,  all'interno di "interminati spazi e profondissima quiete", fino a preferire al presente quel 'posto' remoto e "il dolce naufragare in quel mare". Il qui e ora, al quale Nicola mi consiglia di affidarmi, gli confesso di

Biancaneve

Questa è una storia breve e un po' strana, e che va al contrario, perché è nata dalla fine ed è finita fin dal suo inizio. Ed è anche assurda, perché i personaggi che ne fanno parte se ne stanno in disparte. Non interagiscono, ciascuno infatti se ne resta sulle sue. Non ci sono dialoghi, perché i protagonisti sono fermi sulle proprie posizioni. Non ci sono incontri e nemmeno scontri, dal momento che ciò implicherebbe che i protagonisti avessero una minima considerazione gli uni per gli altri. Ma allora, che razza di storia è mai questa? Semplice, è una storia fra sordi, come ce ne sono tante, anche se poi non se ne ascoltano troppe in giro, infatti questo tipo di storie sono anche mute, non so se si è compreso, eppure è elementare, che se da una parte manca chi ascolta, dall'altra è inutile che ci sia uno che parla. E il finale, perlomeno? Dai, autore, sorprendici con un effetto speciale! Non ce ne sono, l'ho detto subito che fine e inizio qui coincidono, che sorpresa vorre

Il volo

E' una bella giornata di primavera, di sole caldo e di vento fresco, in cui tutto appare in una sorta di equilibrio perfetto, dalla temperatura ai colori nel parco, alle ombre del tardo pomeriggio, il verde e il nero, e poi l'azzurro al di sopra di essi, e le nuvole che transitano disinteressate.  Oggi non è il giorno migliore per piovere, è una giornata di primavera perfetta.  Le persone affluiscono, si danno il cambio, c'è chi resta e chi va via, famiglie con i bambini, cani che scorrazzano sui prati, le foglie degli alberi mosse da un vento leggero. Gli uccelli fanno ciò che hanno sempre fatto: cinguettano e volano, ma si sentono soltanto se attorno c'è silenzio e si scorgono se non guardiamo per terra. C'è sempre questa linea di confine fra ciò che sta in alto e quel che vediamo all'altezza dei nostri occhi.  Abbiamo separato ogni cosa: il bello dal brutto, la primavera dall'inverno, così come il caldo dal freddo e il cielo dalla terra. Perfino il pensie

Willy

"Willy era un ragazzino riservato. Gli piaceva stare da solo, nel suo mondo.  A scuola tutti parlavano, ma non con lui. Se cercava di entrare nell'argomento di una conversazione, i compagni non lo ascoltavano e se ne andavano per la loro strada. Cominciò così a chiudersi in se stesso, finché la scuola finì e passò anche l'estate.  L'anno dopo si sedette al suo solito banco, l'unico che aveva un solo posto. In classe arrivò un nuovo ragazzo. Era sordo e gli ci volle un po' per ambientarsi. Willy e il nuovo alunno fecero amicizia e scoprirono di avere moltissime cose in comune.  Nonostante non sentisse, il nuovo arrivato comprendeva Willy, gli stava vicino e giocava con lui: era in grado di ascoltarlo, anche se era sordo. Gli portava rispetto quando parlava.  Lo capiva. Willy aveva trovato un amico".  Ogni giorno chiedo ai miei figli di scrivere un tema oppure un racconto su un argomento che gli indico io o che decidiamo insieme. Quello di oggi era l'asc

‘Il Decameron ai tempi del Covid’, i racconti degli studenti durante il lockdown

Ho sempre consigliato ai miei figli di leggere e di scrivere, perché la lettura e la scrittura sono due attività che servono a esprimersi, a esternare e a rappresentare, o a trovare esternato e rappresentato, ciò che si ha dentro. La lettura, così come la scrittura, ci consentono di metterci in comunicazione con noi stessi e con gli altri. E quindi di non farci sentire soli. Molto bella l'iniziativa di una scuola romana e il libro che ne è seguito, di cui parlo qui , Il Decameron ai tempi del Covid,  i racconti degli studenti durante il lockdown del 2020. Immaginate un 'Decameron' ambientato nella società di oggi, durante la pandemia da Covid, anziché quasi 700 anni fa e ai tempi della peste. Immaginate anche che al posto delle sette donne e dei tre uomini dell’opera di Boccaccio, che per dieci giorni si rifugiano fuori da Firenze per sfuggire al morbo che imperversa nella città, vi siano ventiquattro ragazze e ragazzi dodicenni, studenti di seconda media in una scuola roma

L'isola che non c'è

 Un bastone trovato da Spot al parco e la sua richiesta di lanciarglielo mi hanno fatto tornare in mente Peter Pan. Dieci anni fa Dodokko vestiva i panni del bambino che non voleva crescere e qualche volta raccoglievamo un pezzo di ramo in pineta, e quello diventava in un attimo il suo pugnale, che brandiva contro un Capitan Uncino immaginario, contro il vento. Ma poi, mio figlio è cresciuto, come tutti i bambini in carne e ossa, e il suo abito verde, ora, chissà dove è finito... C'è Spot, adesso, che a cinque anni continua a comportarsi come un cucciolo, mentre Dodokko è diventato un adolescente. Non era credibile che potesse restare per sempre un bambino. Il tempo è trascorso e noi, obbedienti, lo abbiamo seguito come un'ombra, sempre un passo dietro a questa condizione umana imprescindibile. O forse, molto più probabilmente, è lui che ci ha inseguiti, che non ci ha mollati neanche per un momento, sempre con il fiato sul collo. La sua ombra segna inevitabilmente la nostra str

Dl Sostegni Bis, Quilici (Isp): "Giusto fondo per padri separati ma entità esigua"

"E' un provvedimento giusto - anche se l'entità del fondo appare esigua rispetto alle necessità - che in concreto riguarderà soprattutto i padri. E' a loro, infatti, che in oltre il 90% dei casi spetta l'assegno di mantenimento per i figli, mentre la casa coniugale viene assegnata alla madre nel 70% dei casi". Maurizio Quilici, presidente dell'Isp (Istituto di Studi sulla Paternità) commenta, parlando con l' Adnkronos , la notizia dell'emendamento al decreto 'Sostegni Bis' che prevede un fondo di 10 milioni di euro per il 2021, per garantire ai lavoratori separati e divorziati in difficoltà a causa della pandemia di versare l'assegno di mantenimento sino ad un massimo di 800 euro al mese.  "La pandemia ha aggravato una situazione che per i padri separati era già molto difficile - aggiunge Quilici, già autore del 'Manuale del papà separato' e della 'Storia della paternità' - D'altro canto, molti padri separati no

Il cane

Perché amo i cani?  Non certo perché siano campioni  di generosità  o di altruismo. Non è per questo che li amo  ma per le loro debolezze  umane  Le hanno tutte tranne una.  Li amo perché non sanno  raccontare bugie  perché non conoscono la vergogna  Ne ammiro la spontaneità.    Li amo perché sono muti  eppure sanno parlare E perché possiedono la libertà  di non doversi nascondere.   (2021)

Non si ama con il cuore

Non si ama con il cuore,  si ama con l’anima che si impregna di storia,  non si ama se non si soffre  e non si ama se non si ha paura di perdere.  Ma quando ami vivi,  forse male, forse bene,  ma vivi.  Allora muori quando smetti di amare,  scompari quando non sei più amato.  Se l’amore ti ferisce,  cura le tue cicatrici e credici, sei vivo.  Perché vivi per chi ami e per chi ti ama.   (Alda Merini)