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Visualizzazione dei post con l'etichetta ricordi

Vi ricordo il cane

La diffidenza è durata per un giorno, poi ha dovuto necessariamente fidarsi, all'inizio non c'ero che io davanti a lui, nessun altro che conoscesse: quest'uomo che, fino al giorno prima, non aveva nemmeno mai visto e, poco dopo, questi due bambini, tanto diversi dai suoi fratelli. Col tempo, poi, a prevalere non sono state le differenze fisiche, quelle restano, ma le similitudini morali, certi comportamenti che possono benissimo assomigliarsi e che accomunano ogni animale, esseri umani compresi, come prendersi cura di un cucciolo, giocare, cercare di capire, se non tutti, almeno alcuni bisogni, perlomeno quelli che definiamo, non a caso, 'primari'. Giungere a comprendere ciò che ci rende simili, certe volte non vuol dire altro che dar fiducia. E' quello che in questi giorni Spot sta facendo verso di noi, ed è ciò che anche noi stiamo facendo verso di lui. Non siamo ancora al dare all'altro l'anima e il corpo , anzi, forse questo noi umani non lo faremo m

Il distacco e l'idea della morte

L'altro giorno ascoltavo in televisione uno psicologo che parlava di bambini piccoli, penso si riferisse a quelli fino a 4 anni. Pur non avendo ancora alcuna idea strutturata della morte, diceva, la loro paura maggiore è quella del distacco dai genitori. Ne usciva un quadro legittimamente egoistico dell'infanzia, e vorrei vedere: se improvvisamente non c'è più chi fino a oggi si è preso cura di noi, ci dice l'istinto, come potremmo sopravvivere domani.  Non sappiamo ancora cos'è la morte, ma se chi ci ama se n'è andato, il futuro più imminente è il salto nel buio che ci spaventa maggiormente. Sono fuori Roma per lavoro, al confine con la Francia, a otto ore di treno da casa. Un viaggio annunciato ai bambini già da qualche settimana e ben accettato da loro. Due giorni fa però, prima di andare a dormire, il figlio grande mi ha detto che non voleva che partissi. Lo ha fatto senza piangere, ma con la voce appena strozzata: riusciva a trattenere l'emozione, ha l&

Il re della fattoria

E' un po' di tempo che lo osservo, questo bambino di quasi cinque anni, al quale il mondo appare alla rovescia. Dice che il latte è freddo quando invece è caldo, fa finta di nulla quando si fa male, non piange e nasconde la ferita, definisce volentieri se stesso brutto o cattivo, a seconda dell'occasione, quando è vero esattamente il contrario.  E' un dislessico non nella parola, ma nel modo di pensare. Oppure è un tipo semplicemente originale, non ancora normalizzato, che afferma di saper contare soltanto fino a otto, mentre io l'ho sentito molte volte arrivare senza intoppi almeno fino a venti. Dice spesso: "quando eravamo morti..." e "il giorno che saremo piccoli", senza sapere nulla di teorie che parlano di reincarnazione o di vite precedenti. E io non lo contraddico, perché ne so meno di lui di queste cose e l'unica certezza che possiedo è che, soltanto ad accennare di questi argomenti, si sbaglia come niente. Mi piace così com'è, il

Vento

Stasera ho ascoltato Angelo Panebianco dire che il proprio percorso formativo è stato piuttosto lineare, che non vi sono stati stravolgimenti particolari nel passaggio dagli studi al lavoro. "L'unica vera rivoluzione nella mia vita - ha detto - c'è stata con la nascita dei miei figli, nel momento in cui ho capito che qualcun altro dipendeva totalmente da me". Ho sentito dire molte volte che la nascita di un bambino porta a un cambiamento radicale nella vita delle persone, nel momento che queste divengono genitrici. Non posso non condividere questa affermazione: essere genitori significa troncare con un passato privo di responsabilità mai tanto dirette.  Eppure, nel momento stesso nel quale assume questo ruolo, il neo genitore non cessa di essere figlio, anzi: il suo essere padre o madre lo rimanda costantemente al periodo nel quale erano i propri genitori a prendersi cura di lui, agli anni in cui egli stesso era figlio. Ai ricordi di un tempo, all'esperienza, agli

Tre secondi, anche meno

Domenica siamo andati a raccogliere le nocciole con un gruppo di persone che organizza questo tipo di escursioni, un po' alla moda ormai, "a contatto con la natura e alla ricerca dei sapori di un tempo", come quella di giugno nella quale andammo per  fragole . Ebbene, adesso non voglio parlare davvero di frutta secca, anche perché ne abbiamo trovata poca, la maggior parte infatti erano gusci vuoti, né del fatto che, mentre i bambini frugavano nel terreno fra le foglie dei noccioli, io a un certo punto mi sono messo a cercare la cicoria. Racconterò invece una scena, a cui ho assistito e che sarà durata non più di tre secondi, e che in un lampo ha rimandato i miei pensieri a un episodio avvenuto la scorsa estate. La scena è questa e a prima vista può sembrare banale: si è formata una piccola fila fra i partecipanti alla raccolta e a un certo punto il bambino piccolo, che mi precedeva, ha dato la mano a una signora che non conosceva. Non si è accorto dell'equivoco né lui

E' stato come avrei voluto aspettarmi che fosse

L'immaginazione si mescola alla realtà in ogni viaggio che si rispetti. Non solo nelle aspettative, non soltanto nei luoghi dove si vorrebbe tornare. Che non corrispondono più, ormai, a quelli del passato, né i luoghi né i ritorni stessi, perché tutto è cambiato, perfino noi stessi che spesso e volentieri ci crediamo ancora quelli di una volta. E ovviamente anche gli altri, che rincontriamo dopo un po' di tempo, sono diventati tutt'altro da prima. I luoghi e le persone, riviste a distanza di anni, non sono più quelli di prima, ma altra cosa, quasi sempre deludente, perché nella memoria tutto ha una dimensione idilliaca e, sarà come sempre per istinto di conservazione, ricordiamo soprattutto la parte buona degli avvenimenti, mentre rimuoviamo quella negativa, eppure ce ne saranno stati di lati oscuri nelle situazioni che ci sono capitate, almeno quante quelle che intravediamo nel presente con cui facciamo i conti. Dicevo della realtà e dell'immaginazione che si mescolano

Ho appena venduto la mia vecchia macchina

Ho appena venduto la mia macchina perché ne devo comprare una più grande, me ne serve una con un bagagliaio possibilmente infinito, chissà se la troverò mai. Aveva sette anni, questa mia 'vecchia' macchina, tanti quanto l'età del mio primogenito. I soldi che ne ho ricavato ammontano a meno di un terzo di quanto l'avevo pagata. La svalutazione, si sa. Eppure, questa macchina l'avevo tenuta bene, aveva fatto i tagliandi annuali, aveva appena cambiato gli pneumatici. Insomma, mi sembrava ancora nuova e non credevo che in soli sette anni fosse invecchiata così tanto. La durata delle cose, il tempo e la sua percezione sono tutte cose relative. E la verità è che non mi importa affatto della mia vecchia macchina e non sono, se è per questo, nemmeno un consumista consumato. Mi importa molto di più delle persone che delle cose. Ma ho iniziato questo post, parlando della mia ormai ex macchina, perché a volte il destino delle cose assomiglia in modo incredibile a quello degli

Una doccia fredda

Sto per uscire dal lavoro ma, siccome piove, mi siedo a un tavolo con tre colleghi nell'attesa che il tempo migliori. Parliamo del più e del meno, infine dei figli. Uno di loro, che conosco poco, mi racconta dei suoi tre bambini, nati a tre anni di distanza l'uno dall'altro. Il primo ha dieci anni, il più piccolo quattro, sette quello in mezzo. E' molto preciso e mostra di sapere ciò che dice, ovviamente non solo riguardo l'età dei figli, ma soprattutto per quel che racconta dopo. Non so come, infatti, a un certo punto la conversazione si sposta sulle diversità caratteriali delle persone, che sono il più delle volte innate, soprattutto se si parla, come in questo caso, di bambini piccoli. Con un carattere che va formandosi, è vero, ma è ancor più vero il fatto che una cosa che nasce tonda non può diventare quadrata a meno che, per quadratura del cerchio non ci riferiamo alla famosa storia della madre che giustificava il figlio e che più o meno diceva così: "E&#

La prima pagella

"Che cosa devo dirle di suo figlio? E' bravo a scuola". Durante il colloquio con le maestre per il ritiro della prima pagella di Dodokko, l'insegnante di matematica (l'unica rimasta in classe al mio arrivo, quella di italiano era dovuta andare a prendere di corsa il treno) non ha avuto granché da commentare i voti del primo quadrimestre che mi mostrava: una sfilza di sette e anche alcuni otto, uno perfino in musica, materia mai insegnata a mio figlio, come lui stesso mi ha raccontato la sera a casa (però il giorno dopo gli è venuto in mente che forse musica la fanno...quando cantano le canzoni in inglese). Ho guardato rapidamente la pagella, senza soffermarmi sulle materie, e l'unica domanda che ho saputo fare alla maestra è se mio figlio è educato e se, durante le lezioni, segue con attenzione o si distrae facilmente. L'insegnante mi ha rassicurato: "E' un bambino diligente che, anzi, vorrei fosse meno riservato". Ciò che penso è che i voti

Due fratelli

A volte un colpo di fortuna può trasformarsi in una sciagura e rovinare la vita di chi ne è colto. La storia di cui sto per parlare me l'ha raccontata la persona che la scorsa estate mi ha affittato la sua casa al mare, nel sud dell'Italia, dove abbiamo trascorso le vacanze. Con gentilezza e disponibilità, un giorno mi accompagna con la sua macchina a fare degli acquisti e, fra gli altri posti nei quali ci fermiamo, c'è un banchetto di frutta e verdura ai margini di una strada di campagna. Io compro quel che mi serve, uva, pesche, insalata e melanzane, lui prende alcune cassette di pomodori che gli servono per fare le passate per l'inverno.  Il fruttivendolo è aiutato dalla moglie nel suo lavoro, è un tipo taciturno, che ci passa quel che ci serve senza parlare e che, quando si rivolge alla consorte, lo fa con dei gesti accompagnati da monosillabi. Alla fine della spesa, saluta il mio accompagnatore senza sorridere e neanche risponde al mio "arrivederci". Cari

L'orologio in cucina

L'orologio in cucina segna le quattro, cinquantacinque minuti e cinque secondi, ma potrebbero benissimo essere le sedici, cinquantacinque minuti e cinque secondi. L'orologio nella cucina della casa, dove sono nati i miei bambini e dove qualche volta torniamo, infatti, non dice la verità. E' fermo e ha interrotto il suo tentativo di inseguire il tempo in un certo momento della sua vita, di mattina molto presto o nel pomeriggio di un giorno ben preciso, ma non è dato sapere quale, infatti questo orologio segna le ore, i minuti e i secondi, non i giorni, e nemmeno gli anni.  Ho osservato più volte l'orologio della cucina durante la mia breve permanenza in questa casa per le feste di Natale, nell'attesa, non dico nella speranza, che almeno la lancetta dei secondi scattasse, magari una volta soltanto, e si spostasse di una tacca, grazie non a un ultimo anelito delle batterie, che ormai saranno completamente esaurite, ma per una minima forza di inerzia, una ruotina dentat

Estate

Sul momento non ce ne accorgevamo: era il tempo trascorso vicini, giorno dopo giorno, a renderci felici. L'estate non era altro che l'occasione per stare insieme a lungo. Durante l'anno scolastico ci incontravamo la sera e il fine settimana. Momenti che duravano poco e che terminavano con l'ennesima divisione, il lunedì mattina.  Abbiamo sempre scambiato la felicità essenziale, dello stare insieme l'estate, con quella della circostanza occasionale. Per esempio, quella di andare a raccogliere le more o l'uva fragola oppure quella di pescare di fronte allo scoglio.  Agli occhi di un bambino, queste avventure erano magiche, sensazionali, addirittura sovrumane. Tornavo a casa ancora pieno di adrenalina, con i muscoli tonici e senza appetito.  Ancora oggi, ogni estate desidero ritrovare quel mondo mitico. Cercando inconsciamente posti che assomiglino a quelli vissuti da ragazzino. In questi luoghi, che vorrei fossero gli stessi - "quelli di una volta", come

Il disegno sul vetro appannato

E' trascorso quasi un anno da quando abitiamo più vicino al lavoro. Ed è dal giorno in cui ci siamo trasferiti che torniamo sempre nella vecchia casa, nei fine settimana. Ritroviamo non solo un luogo o delle abitudini o degli oggetti, come vestiti, giocattoli, libri. Ogni volta incontriamo, invece, soprattutto la nostra storia, anche la più recente. Una casa, specie quella dove sono nati dei figli, non è un posto qualsiasi, ed è difficile sbarazzarsene, cancellarla dalla memoria oppure venderla. Ci sono i tuoi ricordi, lì dentro, e i ricordi sono il collante con il nostro passato.  Leggere un libro con i bambini prima di addormentarci, cucinare insieme, passeggiare su strade che in passato abbiamo calpestato decine di volte: il ritorno a queste consuetudini non è piacevole soltanto per il bel racconto narrato o la buona riuscita della ricetta o il panorama, bello come un tempo, che ci circonda mentre camminiamo.  La bellezza di cui parlo è fatta della stessa sostanza del disegno su

Abbracci

L'ho capito fin dai tempi di Skipper e Minnie, i miei due cani dai caratteri diametralmente opposti, che certe cose sono tali e immodificabili. Prima uno crede, molto idealisticamente, che siamo tutti uguali o che, se siamo diversi, lavorandoci un po', possiamo raggiungere gli stessi risultati. Invece, la realtà è un'altra, perché i punti di partenza, in primis , sono differenti. E non si tratta soltanto di trovarsi in anticipo o in ritardo rispetto agli altri, ma di essere, tutti, sempre diversi. Non c'è un cane uguale a un altro e non esistono nemmeno due persone identiche fra loro. Non serve a niente dannarsi per correggere o per addomesticare, perché abbiamo sempre a che fare con un'indole, una personalità, un carattere autonomi. Possiamo soltanto dare degli esempi e cercare di spiegare, confidando nell'ascolto e nell'elasticità di chi ci sta davanti. Oltre questo non andiamo. L'altro giorno ho assistito a due belle scene, di quelle capaci di riempir

Il fiore e il bambino

Sembra una favola ma non lo è, questa storia, l'ennesima, del fiore sbocciato senza una ragione in una prateria grigia di macchine e asfalto, improvviso come il raggio di un sole di mezzanotte, impossibile alle nostre latitudini, e in inverno per giunta, se non fosse sufficiente la posizione geografica.  Sembra una favola ma non lo è, questa storia, l'ennesima, del fiore sbocciato senza una ragione, come una bella mattina di marzo, ben augurante fin dalle prime ore ma, come si sa, il mese è pazzerello, mai confidare troppo in chi prima ti guarda con un sorriso e subito dopo ti punta un coltello alla gola. Sembra una favola ma non lo è, questa storia, l'ennesima, del fiore sbocciato senza una ragione, anche se c'è un lieto fine, soltanto perché lo ha raccolto la carezza di un bambino dal posto dove era sbucato, anonimo, inutile, praticamente invisibile, si trattava di un tombino o di una spaccatura del marciapiedi, ora non me lo ricordo più, ed era avvolto nell'ortic

Natale

Il giorno in sé è piuttosto antipatico, una forzatura sotto tanti aspetti, a partire dalla quantità dei pasti e dalla loro elaborazione, dagli avanzi, dai regali, fatti, ricevuti e riciclati, spesso tanto attesi quanto deludenti, e dalla compagnia, dovuta se non addirittura imposta. Non ricordo un 25 dicembre senza discussioni, senza rancori fino a ieri assopiti e adesso risvegliati, nelle famiglie che si allargano solamente per l'occasione di una ricorrenza, un cenone o un pranzo, dopodiché arrivederci e grazie, al prossimo anno, fortuna che è finita pure 'sta festa del cavolo.  Telefonate, sms, e-mail, fra persone che per 365 giorni non si sono rivolte un saluto, ma adesso è Natale e siamo tutti più buoni, e le lettere ben auguranti per le feste si fanno, si ricevono e si ricambiano, anche fra gente che non si conosce o di cui ci si è dimenticati. Ci sono poi i silenzi, gli auguri che si scordano o non si vogliono fare, anche questo è un messaggio, una specie di vendetta nean

Il piccolo Zorro

Domenica ho avuto l'onore di fotografare Zorro bambino: sulle spalle ha un mantello fatto con un avanzo di tenda rossa, un foulard nero con due buchi per gli occhi è la sua maschera, il cappello è di paglia rosa e lo ha preso in prestito da sua madre, mentre ciò che resta della spada, dopo mille duelli, è soltanto l'impugnatura, il paracolpi e un moncone di lama di plastica rattoppato con lo scotch da pacchi. Il piccolo Zorro non ha ancora il cavallo, c'è bisogno che lo scriva? Tutta la sua dotazione di spadaccino mascherato è fatta di oggetti trovati in casa...e anche questo si era capito.  Ma voi avete visto, oltre la maschera, la felicità degli occhi che guardano verso la spada, più in alto delle fronde dei pini?  Giocare è sognare e per me non esistono altri eroi che questi sognatori impavidi, capaci di avventurarsi in California nel bel mezzo di una passeggiata sotto casa, per combattere contro gli arroganti e difendere gli oppressi. E vincere, naturalmente.

La felicità

Una di quelle domande a cui, su due piedi, non si sa come rispondere: "Papà, che cos'è la felicità?". L'argomento è talmente soggettivo, uno può essere felice per qualcosa che magari non interessa affatto a un altro o che quest'ultimo addirittura disprezza. E allora, che raccontare a un figlio, che per me la felicità è l'occasione di un sorriso, tanto inaspettato quanto improvviso, che può capitare un giorno qualsiasi nel bel mezzo del trambusto assurdo dell'esistenza? Oppure, che la felicità è quando si accorcia la distanza, quasi sempre insormontabile, fra il dove sono e i tanti dove vorrei essere? Dirgli, per esempio, che non mi basta il tempo che ho per fare ciò che vorrei? Che la vita assieme è soltanto lo scarto, solamente questo, di ciò che ci resta al termine della giornata? Parlargli della mia infelicità, un sentimento in definitiva non più grande, né avvertito con più forza, di quello di ogni altro essere vivente, ma che rimane pur sempre il solo

Il racconto del mare

Qualche settimana fa è volato sulle stelle Neil Armstrong, il primo uomo ad aver messo piede sulla luna, l'astronauta del celebre commento: "Un piccolo passo per un uomo, ma un balzo da gigante per l'umanità". C'è chi ha messo in discussione, con prove 'schiaccianti', l'allunaggio del 1969 e chi invece non ha mai dubitato che l'Aquila della missione Apollo 11 abbia effettivamente posato gli artigli sulla base della Tranquillità. Tutto ciò mi importa ben poco, perché, se è indubbio che calpestare il suolo lunare, se ciò è veramente accaduto 43 anni fa, sia stata un'impresa senza precedenti, penso che di cose straordinarie, di piccoli, grandi passi se ne compiano tutti i giorni e, senza spingersi troppo lontano, anche sulla terra, dove la vita è sufficientemente complicata e non è per niente paragonabile a una linea retta oppure circolare - come pensano i tanti che credono che tutto sia programmabile e dunque immediatamente attuabile, la realtà

Fermati un momento

Un momento non è uno qualsiasi degli istanti che, tutti quanti, in successione, prima uno poi l'altro, compongono il nostro tempo, ogni ora e ogni anno della nostra vita. Il momento è invece questo: prendere una direzione e poi fermarsi, improvvisamente, senza una spiegazione plausibile o, almeno, apparente. Fermarsi e tornare indietro, andare esattamente dall'altra parte, addirittura, di punto in bianco. Il momento è quando l'orologio si rompe e le lancette restano inchiodate su un quadrante bianco alle 10 e 29, fisse a quell'ora per un tempo indefinibile quanto l'eternità. Il momento è fissità, per noi mortali, e non movimento. E dato che siamo umani, non possiamo evitare di chiederci, pur sapendo in partenza di non avere risposte, cosa passerà per la testa a chi cambia idea tanto repentinamente, perché lo fa, che cosa ha visto. E' perfettamente inutile farsi questo genere di domande. Il bambino ha preso la strada in discesa ma poi, senza preavviso, è tornato