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Anche questa è violenza

Mi ricollego per un momento al post precedente  sugli scontri a Roma fra studenti e forze dell'ordine e sull'auspicio che ho espresso perché mio figlio non si trovi mai a parteciparvi. Lo faccio soltanto per aggiungere che ritengo gli episodi di violenza di martedì paragonabili alla violenza a cui ho assistito oggi. Ministero dell'Istruzione, due giorni dopo la guerriglia nella capitale, ore 11: gli studenti della scuola elementare sono schierati come marionette, messi in riga dalle insegnanti, pronti ad accogliere il ministro Gelmini e il sindaco Alemanno per la presentazione del progetto 'La scuola per Roma 2020', che ha l'obiettivo di coinvolgere le scuole italiane nella promozione della candidatura della capitale alle Olimpiadi che si svolgeranno fra 10 anni e, come recita il comunicato, di "diffondere fra i più giovani i valori dello sport e dello spirito olimpico".  Fin qui nulla di inconsueto, a parte l'ammaestramento, per necessità coreogra

Scontri a Roma, se mio figlio fosse stato lì in mezzo

Ieri ero in mezzo a loro, i guerriglieri studenti e i guerriglieri poliziotti, nella più grande esaltazione generale mai veduta (in entrambe le parti). Una triste follia collettiva è ciò che ho potuto osservare, fra le lacrime, che sono riuscito a trattenere a stento, per il dispiacere che queste scene mi hanno causato: giovani e giovanissimi che combattevano tutti contro tutti, anche fra di loro, maschere di sangue, poliziotti, anch'essi vittime, che reagivano alla violenza con altrettanta, ferma violenza. Ciò che ho visto è stato il solito crudele gioco delle parti, in cui gli studenti dovevano portare all'esasperazione il loro ruolo previsto per quel giorno e le forze dell'ordine dovevano rispondere, per dimostrare che lo Stato c'è e che la città non può essere abbandonata ai disordini. Ma ciò che ho visto è stato anche il massacro delle parti, nella mischia dove le divise e le bandiere si confondono e gli occhi e le menti sono accecati dai lacrimogeni e dagli scoppi

Cancellare l'infanzia nell'attesa di giorni migliori

"Hai letto la notizia su Repubblica di stamattina? Sembra che i bambini che frequentano il nido andranno meglio a scuola", mi riferisce entusiasta un mio collega a pranzo. "Sì, l'ho letta. E tu hai visto che apprendono meglio l'italiano quei bambini ai quali i genitori sono soliti raccontare la propria giornata piuttosto che leggere loro un libro?", gli faccio eco citando 'lo studio' pubblicato sul Corriere della Sera. Quante novità, oggi sui giornali! E quanti consigli per investimenti sicuri, a breve e medio termine, per il bene dei figli! Mi viene in mente la storiella secondo la quale il nido fa bene ai piccoli perché, ammalandosi continuamente, rafforzano il proprio sistema immunitario. Secondo i teorici di questa impostazione, sarebbe un bene che i neonati di pochi mesi si riempiano di antibiotici e di cortisonici per contrastare batteri e virus che, se inizialmente dannosi, non tarderanno prima o poi a rivelare le proprie benefiche virtù. Mi s

Insegna anche tu al tuo bambino la Regola del Quinonsitocca

Circa un bambino su cinque è vittima di varie forme di abuso o di violenza sessuale. Non permettere che accada al tuo bambino. Insegna al tuo bambino la Regola del Quinonsitocca , appena lanciata in Italia dal Consiglio d'Europa. La Regola del Quinonsitocca è una guida semplice che aiuta i genitori a spiegare ai bambini dove non devono lasciarsi toccare, come reagire e dove cercare aiuto. Che cosa è la Regola del Quinonsitocca? È semplice: un bambino non deve lasciarsi toccare le parti del corpo che sono generalmente coperte dalla biancheria intima. E non deve toccare gli altri in quelle parti. La Regola aiuta inoltre a spiegare al bambino che il suo corpo gli appartiene, che ci sono segreti buoni e segreti cattivi, e modi di toccare buoni e modi di toccare cattivi. A tale proposito è possibile scaricare il libro in .pdf Kiko e la mano che può essere d'aiuto per insegnare la Regola del Quinonsitocca. Come insegnare la Regola del Quinonsitocca La Regola del Quinonsitocca è stat

'Quote azzurre': solo forza simbolica? Non credo

L'Europarlamento ha stabilito che i neo papà possano usufruire di un congedo dal lavoro di due settimane a stipendio pieno. Mi da lo spunto per una serie di riflessioni il commento a questa notizia del giornalista Paolo Di Stefano, il quale, sul Corriere della Sera di oggi, p. 29, afferma che, se sul piano pratico non cambia quasi nulla - dato che mamme e nonne hanno sicuramente più esperienza dei papà -, la decisione del Parlamento europeo è destinata a incidere invece sulla sfera simbolico-emotivo-affettiva dei padri. "Dunque - esorta il giornalista - non buttiamola via questa proposta della Ue di rendere obbligatorio il congedo paterno per quindici giorni dopo il parto". "Obbligatorio - sottolinea -. Il che significa che non lascerebbe scampo agli alibi di impegni lavorativi e di responsabilità inderogabili esterne alla famiglia". Secondo Di Stefano - lo si scopre ancora di più continuando a leggere l'articolo - la maggior parte dei papà vivrebbe la nasci

Europarlamento: ai papà 2 settimane di congedo a stipendio pieno

Due settimane di congedo a stipendio pieno per i papà, anche in caso di unioni al di fuori del matrimonio, e 20 per le mamme retribuite al cento per cento. L'Europarlamento ha modificato la direttiva Ue in materia di congedo parentale e, dopo la conciliazione con i 27 stati membri, i padri naturali dei neonati potranno restare a casa per occuparsi dei bebè senza drastiche decurtazioni dello stipendio. Il testo della relatrice portoghese, l'eurodeputata socialista Edite Estrella, approvato dal Parlamento europeo, non cambia di fatto la durata dell'astensione dal lavoro per le mamme italiane (mentre cambia in altri stati membri in cui il congedo è di 14 settimane). Modifica invece la retribuzione, che in alcuni casi qui da noi è all'80 per cento del salario. In Italia la nuova direttiva dell'Europarlamento costituisce invece una vera rivoluzione per i papà, che oggi possono godere di giorni di congedo solo in casi particolari (ad esempio, se la madre non può usufruirn

Latte materno: - 2 cm di filiera al Salone del Gusto

Alimenti biologici, filiera corta, dal produttore al consumatore, cultura del cibo, slow food: sono espressioni nate negli ultimi tempi e che sono sempre più in voga. Eppure, la filosofia legata a questo modo di parlare non è una moda, ma è vecchia almeno quanto l'uomo. Si pensi al latte materno: i bambini allattati dalla mamma hanno da sempre accesso, per diversi mesi, a un cibo preparato appositamente per loro e lo consumano nel luogo di produzione. Si tratta dunque della filiera più corta che esista, a - 2 centimetri, che è la lunghezza del capezzolo nella bocca del lattante. Inoltre, il neonato allattato al seno gode di un privilegio unico: apprende i sapori della sua terra che gli vengono trasmessi dalla mamma attraverso il suo latte. Insomma, mangia un cibo locale, che oltre a nutrimento, anticorpi e ad altre sostanze preziose, trasmette cultura. E' per tali motivi che anche quest'anno la La leche League sarà presente, da domani fino al 25 ottobre, al Salone del Gusto

Congedo di paternità obbligatorio, Ddl in discussione alla Camera

La Commissione Lavoro della Camera ha avviato la discussione sulla proposta di legge sui congedi di paternità obbligatori, con l’obiettivo di giungere in tempi brevi all’approvazione. Alessia Mosca, deputato del PD, segretario della Commissione Lavoro e vicepresidente dell'associazione TrecentoSessanta, è la prima firmataria del Ddl che i ntroduce l’obbligatorietà di 4 giorni di congedi di paternità contestualmente alla nascita dei figli, su modello dei daddy days inglesi. Sono previste ulteriori misure per suddividere il carico della cura dei figli tra padri e madri, come l’introduzione del congedi parentali orizzontali per i primi 3 anni di età dei figli e un periodo di 15 giorni aggiuntivi rispetto ai 5 mesi di maternità obbligatori e pagati al 100 % dello stipendio nel caso sia il padre a usufruirne. DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TUTELA E SOSTEGNO DELLA MATERNITÀ E DELLA PATERNITÀ La presente proposta di legge muove da due considerazioni. La prima attiene allo storico ritardo dell

Ali

Ci ho già riflettuto altre volte, ma ultimamente mi capita di pensarci sempre più spesso: di fuggire dall'Italia, dal Belpaese che non trovo più bello. L'idea potrà sembrare banale, lo so, ma banale non è. Lasciare ciò che si è fatto con fatica, una casa, un lavoro, gli affetti, non è facile da mettere in pratica: è per questo che tante volte lo diciamo e mai lo facciamo veramente. Ma per il bene di un figlio, stavolta, dovremmo finalmente prenderla questa benedetta e maledetta decisione. Perché del baratro dove è precipitata la nostra nazione non riesco a vedere la fine. E ho l'impressione, anzi la certezza, che non basterà nemmeno l'arco di tempo di una nuova generazione (quella di mio figlio, appunto) a cambiare le cose. Non si risolleverà l'Italia del sistema metastatizzato dalla corruzione, dall'abuso del potere, dal velinismo, dalla politica da star-system, dal sanremismo, dal tangentismo, dalle raccomandazioni e dall'evasione fiscale. Non si salverà l

First daughters

Hanno rispettivamente 8 e 11 anni Sasha e Malia, le 'first daughters' d'America, le figlie di Barack e Michelle Obama. La loro missione è di essere un esempio per tutti i bambini degli Stati Uniti. Per riuscirvi, i genitori presidenziali hanno redatto per le due ragazzine una rigida lista di regole. Dal divieto di mangiare cibi grassi a quello di non guardare la televisione se non nei fine settimana, all'obbligo di andare a dormire rispettivamente entro le 20 e le 21, a quello di essere destate la mattina dal suono soave di una sveglia fin dall'età d 4 anni. Iniziamo dalla dieta. All'origine della decisione di non far mangiare alle figlie 'junk food', il parere del pediatra di famiglia, il quale un giorno avvertì gli Obama che la loro prole correva il rischio di diventare obesa. Non si sa bene quando il medico lo fece, anche perché non risultano esserci in giro foto delle due ragazzine con tracce di grasso in eccesso, ma soltanto immagini di bambine piu

Mammo? No, grazie! Ma almeno che il genitore sia amico…

Rispondo all’editoriale di Maurizio Quilici dal titolo 'Mammo? No, grazie!' apparso sul numero 4/2009 di ISP notizie. E’ vero, bisogna anzitutto accordarsi sul significato delle parole: ‘mammo’, così come non piace a Quilici, non è gradito nemmeno a me. Condivido appieno, proprio perché l’ho sperimentato sulla mia pelle, ciò che dice il fondatore dell’Istituto di studi sulla paternità, ossia che “dietro un tono scherzoso che può ispirare persino simpatia, quel termine nasconde un sottile effetto riduttivo o, peggio, dispregiativo. Suggerisce che un uomo non possa fare il padre in modo diverso da quello delle generazioni precedenti se non copiando la madre”. Sacrosanto! E, come spiego nella presentazione del mio blog ‘SOS Mammo!’, è con disappunto e delusione che mi sono sentito spesso etichettare con questa brutta parola da persone che mi conoscono e che spesso si sono mostrate addirittura sconvolte e infastidite quando, nell’osservarmi mentre mi prendevo cura del mio bambino,

Congedi parentali , la Ue 'incentiva' i neo papà

Congedo di paternità più lungo e orari di lavoro più flessibili per i neo papà: sono solo alcune delle novità dell'accordo siglato dal Consiglio europeo e che sarà formalizzato nei prossimi giorni. Secondo la direttiva firmata dai ministri europei lo scorso 1 dicembre, che sostituirà la 96/34/EC. e che dovrà essere adottata dagli Stati membri nel prossimo biennio, ogni genitore lavoratore avrà il diritto di astenersi dal lavoro per almeno 4 mesi dopo la nascita o l'adozione di un figlio. Di questo periodo di congedo, non sarà possibile trasferire almeno uno dei 4 mesi all'altro genitore, il che significà che se tale periodo di astensione non verrà goduto sarà perso. Un chiaro segnale per i padri, i quali si vedono incentivati in tal modo a prendere il permesso. La nuova direttiva, inoltre, garantisce migliore protezione contro la discriminazione, un più facile ritorno al lavoro e mette in pratica l'accordo fra le organizzazioni dei datori di lavoro europei e quelle sind

Last minute baby

Se anche la speranza, ottimistico antidoto ai mali dell’uomo, fosse uscita dal vaso di Pandora, cosa sarebbe accaduto? Forse si sarebbe dispersa come vapore nell’aria e la fatica, la malattia, la vecchiaia, la pazzia, la morte e tutti gli altri guai che affliggono l’umanità si sarebbero trasformate in condanne inappellabili. Oppure, chi può saperlo, materializzandosi, la speranza avrebbe eliminato, una volta per tutte, ogni cosa che per l’uomo è nefasto. Mi piace propendere per la seconda ipotesi e immaginare che riuscì a fare anche questo, Prometeo il benefattore, una volta liberato dalla catene sulla montagna del Caucaso e tornato a casa del fratello. Mi piace pensare ai ‘last minute baby’ come all’ultimo regalo, in ordine di tempo, fatto dal titano al genere umano. Così come i ‘last minute’ sono spesso l’ultima occasione per fare il viaggio da sempre agognato, i ‘last minute baby’ sono l’ultima occasione temporale per una coppia di avere un bambino e di realizzare un sogno. La scien

Un pericoloso leopardo per bambini

Mettereste a tavola i vostri bambini seduti su un pericoloso leopardo? Credo proprio di no! Eppure, IKEA ne ha messo in vendita un modello probabilmente ancora più insidioso del felino in questione. A sentire le parole del colosso svedese infatti, nell'avviso alla clientela che campeggia su tutti i quotidiani di oggi, il seggiolone LEOPARD "potrebbe rompersi e causare la caduta del sedile all’interno della struttura, provocando la caduta del bambino. Se si staccano, le chiusure a scatto potrebbero comportare un rischio di soffocamento". "IKEA ha ricevuto undici segnalazioni di rottura delle chiusure a scatto. In un incidente il sedile sul quale era seduto un bambino è scivolato all’interno della struttura e il bimbo ha riportato alcuni lividi sulle gambe. In un altro incidente un bambino ha messo in bocca una chiusura a scatto che si era staccata, ma questa è stata rimossa prima che potesse causare danni seri". IKEA, comunque, risolve il problema e "si scus

Poche parole sull'asilo-lager di Pistoia

Qualcuno mi ha chiesto e non avrei voluto che lo avesse fatto: "Ma come: nel tuo blog non hai parlato dell'asilo dell'orrore di Pistoia!". Ho risposto dicendo la verità e pensando di riuscire a fermarmi qui: "Ho avuto occhi per guardare quelle immagini, ma non ho parole per esprimere il senso di disgusto che sento dentro". Dunque, non dirò i miei sentimenti, ma mi limiterò soltanto a chiedermi, a chiedere: "Come si può fare del male a degli indifesi? Come si può farlo per mesi o per anni, ripetutamente?". "Come si può fare del male didatticamente, di-dat-ti-ca-men-te? Come si può schiaffeggiare un neonato di dieci mesi di fronte a una platea di bambini al di sotto dei tre anni di età, seduti per terra con le spalle contro un muro a guardare, come fossero al cinema, le immagini in tre dimensioni di un cartone animato agghiacciante?". "Non trovo parole per definire le due maestre dell'asilo-lager di Pistoia e per capire la solidari

Mammo? No, grazie!

Ricevo e pubblico l'anticipazione dell'Editoriale del prossimo numero di ISP notizie, notiziario dell'ISP, Istituto di studi sulla paternità (si tratta del n.4/2009, ottobre/novembre/dicembre) a cura di Maurizio Quilici, presidente ISP . Ho trovato l'articolo dal titolo Mammo? No, grazie! molto interessante e sono convinto che darà luogo a numerosi spunti di riflessione. Mammo? No, grazie! ( di Maurizio Quilici, presidente ISP ) Mi pare che il “mammo” incontri meno favore di una volta. Sempre più spesso, infatti, mi capita di leggere o ascoltare opinioni (non solo di studiosi) che stigmatizzano la eccessiva femminilizzazione del maschio-padre italiano e auspicano una qualche inversione di tendenza. Il 23 novembre scorso, assieme a Cristiano Camera, creatore di un simpatico blog dal titolo “SOS Mammo”, sono stato ospite della trasmissione di RAI3 “Cominciamo bene”, in una puntata dedicata appunto al “mammo”. E questo mi dà lo spunto per tornare sull’argomento. Come se

SOS Mammo su Raitre

Per una volta una notizia che riguarda noi: è stata davvero una bella soddisfazione essere presentati su un canale televisivo nazionale a nemmeno due mesi dalla nascita. Lunedì 23 novembre SOS Mammo è stato ospite in diretta della trasmissione 'Cominciamo bene', condotta su Raitre da Fabrizio Frizzi ed Elsa Di Gati. L'argomento è stato quello del papà 'mammo', affrontato in studio dal sottoscritto e da Maurizio Quilici, presidente dell' Isp (Istituto di studi sulla paternità). Salita recentemente alla ribalta delle cronache per le dichiarazioni di Gianfranco Fini, che da Lucia Annunziata ha ' ammesso ' di cambiare i pannolini alla figlioletta di un mese, e per la sentenza del Tribunale del lavoro di Firenze, che a una papà ha dato la possibilità di avvalersi di un congedo di paternità di cinque mesi, la questione del 'mammo' è stata trattata, inevitabilmente e comprensibilmente, in maniera superficiale, soprattutto a causa dei tempi ristretti d

Rapporto Unicef sulla condizione dell'infanzia nel mondo

In occasione del 20° anniversario della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza , adottata dall'Assemblea generale dell'ONU nel 1989, l'UNICEF ha lanciato un rapporto speciale sulla condizione dell'infanzia nel mondo, che mostra l'impatto della Convenzione sui diritti e delinea le sfide che rimangono da affrontare. «Oggi, alla vigilia del 20° anniversario della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, adottata dall'Assemblea generale dell'ONU nel 1989, l'UNICEF lancia un rapporto speciale sulla condizione dell'infanzia nel mondo, che mostra l'impatto della Convenzione sui diritti e delinea le sfide che rimangono da affrontare» ha dichiarato il Presidente dell'UNICEF Italia Vincenzo Spadafora.«La Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è stato ratificato da 193 paesi, un record nella storia dei trattati sui diritti umani . Ha cambiato il modo di percepire, pensare e tra