Ho comprato l'orologio che porto al polso un anno fa, in concomitanza con alcuni eventi che hanno stravolto, se così si può dire, l'andamento regolare della mia storia personale. Il mio orologio non mi serve per sapere che ora è e nemmeno per misurare il tempo. Ha la carica manuale, l'ho scelto proprio così, non l'ho voluto con il movimento automatico. Avevo deciso che lo avrei ricaricato tutte le mattine, che ne avrei girato la corona per farlo funzionare e per ricordare ogni giorno, facendo questo gesto, che non dovrò più perdere tempo e che me ne starò il più lontano possibile da scelte inutili o spiacevoli. Ogni volta che lo guardo, il mio orologio mi ricorda di rimanere alla larga da qualsiasi automatismo, mi chiede di mettere in discussione molte cose, prima di tutte me stesso. Giorno dopo giorno, l'orologio mi serve a mantenere questo mio impegno e a ricordare, a tenere viva la memoria. Lo osservo: i giri che impongo alla corona danno alle lancette l'im
appunti di viaggio di Cristiano Camera